Mentre il Paese cerca di ripartire dopo la pandemia, il governo guidato da Giorgia Meloni si perde in un labirinto di decreti attuativi che tengono ferme al palo risorse per quasi 14,5 miliardi di euro. Cosa ancor più grave, come riporta Openpolis in un dettagliato report, di questi fondi quasi 6,8 miliardi fanno riferimento a sessanta decreti attuativi che avrebbero già dovuto essere pubblicati ma la scadenza prevista non è stata rispettata.
Il governo Meloni si perde in un labirinto di decreti attuativi che tengono ferme risorse per quasi 14,5 miliardi
Può sembrare una questione di poco conto ma così non è perché “negli ultimi mesi il tema dei decreti attuativi ha trovato poco spazio all’interno del dibattito pubblico eppure si tratta di un argomento che non deve essere sottovalutato dato che dalla pubblicazione di questi atti dipende l’attuazione pratica delle leggi”. “Alla data del 22 giugno”, si legge nell’analisi, “gli atti di questo tipo che ancora mancavano all’appello erano 483, in leggero aumento rispetto al nostro ultimo aggiornamento se si considerano solamente quelli legati a leggi entrate in vigore tra il 2018 e il 2023. Tra questi ve ne sono molti che bloccano l’erogazione di fondi già stanziati”.
Certo qualcuno potrebbe obiettare che non si tratta di un problema esclusivamente imputabile all’attuale maggioranza, cosa senz’altro vera, ma guardando i dati nel dettaglio si scoprono diverse sorprese. Sempre facendo riferimento al 22 giugno “le attuazioni richieste complessivamente dalle norme pubblicate nella XVIII e nella XIX legislatura (2018-2023) erano 2.036. Di questi atti, 483 dovevano ancora essere emanati. A livello complessivo, il numero maggiore di attuazioni richieste fa riferimento a norme varate dal governo Draghi (780 di cui 199 ancora da pubblicare).
Seguono gli esecutivi Conte II (705 di cui 61 da pubblicare), Conte I (283, 19 da pubblicare) e Meloni (268, 204 da pubblicare). Considerando però solamente le attuazioni che devono ancora essere pubblicate il governo Meloni sale al primo posto”. Ritardi che, mette in guardia Openpolis, “dovrebbero essere considerati come un importante campanello d’allarme” su cui, però, recentemente è calato il silenzio da parte della politica. I ministeri che più di tutti stanno accumulando ritardi sono “il dicastero dell’economia con 303 decreti attuativi richiesti di cui 59 ancora da emanare”, seguito dal “ministero delle Infrastrutture (221 attuazioni di cui 62 da emanare) e quello dell’Interno (158 di cui 21 da emanare)”.
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Mentre “in valore assoluto il ministero più in difficoltà è quello dell’Ambiente (Mase) chiamato a pubblicare 68 attuazioni residue”. Tutto cambia, prosegue Openpolis, “se però si considera il rapporto percentuale tra le attuazioni ancora da pubblicare e quelle richieste in totale per ogni ministero, il Mase scende al secondo posto (50% di attuazioni mancanti) superato dalla struttura che fa riferimento al ministro per l’Europa, la coesione territoriale e il Pnrr Raffaele Fitto (87,5%). Al terzo posto invece si trova il ministero dello sport (41,9%)”.
Insomma la situazione sembra essere pesante. A livello di singoli provvedimenti, “quello che blocca l’erogazione di fondi più consistente riguarda un decreto richiesto al ministero dell’università e della ricerca” visto che “l’atto dovrebbe stabilire termini e modalità per il riparto di quasi 2 miliardi destinati al fondo per l’housing universitario. Una misura peraltro prevista all’interno del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e che finora ha incontrato diverse difficoltà nella sua realizzazione”.
Altro decreto attuativo che preoccupa è quello “richiesto al ministero delle imprese che dovrebbe indicare criteri e modalità per il riparto delle risorse del fondo istituito per la ricerca e sviluppo di tecnologie innovative. In questo caso le risorse bloccate ammontano a 1,2 miliardi”. Male anche “il ministero dell’economia e delle finanze”, guidato da Giancarlo Giorgetti, che avrebbe dovuto provvedere al riparto di oltre 1 miliardo di euro tra gli enti locali a seguito dei risparmi connessi alla riorganizzazione dei servizi anche attraverso la digitalizzazione e il potenziamento del lavoro agile”.
In questi ultimi due casi, conclude il report, “i decreti attuativi richiesti avrebbero dovuto già essere pubblicati, rispettivamente entro l’1 aprile e il 31 maggio”.