Sono ancora più di 400 i decreti attuativi mancanti in totale. Il 61,3% delle attuazioni richieste dalle misure del governo Meloni manca all’appello. Il ministero dell’Ambiente deve ancora pubblicare 65 atti. Quelli dell’Economia e delle Infrastrutture rispettivamente 52 e 48. La mancanza dei decreti attuativi blocca l’erogazione di 9,2 miliardi di euro che sarebbero già disponibili. Sono queste le principali evidenze che emergono da un report di Openpolis che passa al setaccio i dati messi a disposizione dall’Ufficio per il programma di governo.
Sono ancora più di 400 i decreti attuativi mancanti in totale. Il 61,3% delle attuazioni richieste dalle misure del governo Meloni manca all’appello
Alla data del 4 ottobre i decreti attuativi richiesti dalle norme varate da governo e parlamento nel corso della XVIII e della XIX legislatura erano 2.098. Di questi, 1.656 (il 79%) sono stati emanati o abrogati perché superati da normative successive e quindi non più necessari. Considerando i governi in carica al momento dell’entrata in vigore delle diverse misure, il numero maggiore di attuazioni richieste fa riferimento all’esecutivo guidato da Mario Draghi (773 di cui 163 ancora da pubblicare). Seguono gli esecutivi Conte II (703 di cui 54 da pubblicare), Meloni (341 di cui 209 ancora da emanare) e Conte I (281 di cui 16 da pubblicare).
Considerando però solamente le attuazioni che devono ancora essere pubblicate il governo Meloni sale al primo posto. A livello di singoli ministeri quello più coinvolto è il dicastero dell’Economia con 309 decreti attuativi richiesti di cui 52 ancora da emanare. Seguono il ministero delle Infrastrutture (222 attuazioni di cui 48 da emanare) e quello dell’Interno (160 di cui 20 da emanare). Per quanto riguarda gli atti mancanti, in valore assoluto il ministero più in difficoltà è quello dell’Ambiente (Mase) chiamato a pubblicare 65 attuazioni residue.
I dicasteri più in difficoltà sono quelli di Pichetto Fratin, Fitto, Giorgetti e Salvini
Al secondo e al terzo posto invece ci sono Mef e Mit. Se però si considera il rapporto percentuale tra le attuazioni ancora da pubblicare e quelle richieste in totale per ogni ministero, il Mase scende al secondo posto superato dalla struttura che fa riferimento al ministro per l’Europa, la coesione territoriale e il Pnrr, Raffaele Fitto (76,9%). Al terzo posto invece, molto distanziato, si trova il dipartimento dello Sport (40,8%).
Sono 107 i decreti attuativi la cui emanazione sbloccherebbe l’erogazione di risorse già stanziate pari a circa 9,2 miliardi. Tra questi, il più rilevante è un atto di responsabilità del ministero delle Imprese e del made in Italy che dovrebbe individuare criteri e modalità di riparto del fondo per la ricerca e lo sviluppo di tecnologie innovative. Parliamo di una cifra pari a circa 1,4 miliardi di euro. Tale decreto avrebbe dovuto essere emanato entro aprile 2022. Dal Mase invece è atteso un decreto attuativo contenente la definizione dei criteri per l’assegnazione del contributo per l’acquisto di gas in caso di un aumento eccessivo dei prezzi. La norma non ha previsto un termine ultimo per la pubblicazione del decreto, nonostante la rilevanza del tema, dice Openpolis.
L’importo stanziato in totale è di 1 miliardo di euro. Entro il 31 marzo del 2022 infine la struttura che fa capo al ministro Fitto avrebbe dovuto emanare un atto contenente i criteri per l’assegnazione di fondi volti al recupero del divario infrastrutturale tra Nord e Sud. In questo caso, le risorse in attesa di essere sbloccate sono pari a 700 milioni. Considerando le norme a cui manca il maggior numero di decreti attuativi, al primo posto troviamo l’ultima legge di bilancio (48). Seguono il decreto Pa, sport e giubileo (22), il decreto Pnrr ter (19) e la legge di bilancio per il 2022 (16).