Le multinazionali tornano al centro del mirino della Procura di Milano. Ieri infatti i pm del Palazzo di Giustizia si sono “rifatti sotto” con il gigante Google per una presunta evasione fiscale stimata dalla Guardia di Finanza di Milano in poco meno di 900 milioni. L’indagine della Procura riguarderebbe un’omessa dichiarazione dei redditi da parte del colosso tecnologico statunitense, già in passato finito tra le maglie della giustizia.
Google ha una stabile sede in Italia
Secondo le indiscrezioni le verifiche fiscali per gli anni 2015-2020 chiuse un anno fa hanno portato a ipotizzare una “stabile organizzazione italiana”, con una sede di affari nel capoluogo lombardo, della società irlandese e di conseguenza una imposta evasa (Ires) stimata per 108 milioni. A cui si aggiunge, secondo i calcoli, il mancato versamento delle royalties sui beni immateriali (licenze e software) fornite dalla società irlandese per oltre 760 milioni. Gli esiti della verifica sono stati tramessi all’Agenzia delle entrate per il procedimento tributario la quale in seguito all’accertamento, ha chiesto il versamento di un miliardo, compresi gli interessi e la sanzione.
Niente tasse versate per la holding di Campari
Gli accertamenti su Google seguono di poche ore la notizia di un altro fascicolo scabroso: la Procura infatti ha aperto un’indagine fiscale con le ipotesi di omessa dichiarazione e omesso versamento delle imposte nei confronti della Lagfin Sca, la holding lussemburghese che controlla la maggioranza del gruppo Campari. Impressionante l’entità della presunta evasione: un miliardo di euro.
Le Fiamme gialle avrebbero emesso una notifica di reato all’Agenzia delle entrate e alla procura di Milano ad esito di un’indagine contro Lagfin, la holding della famiglia Garavoglia che controlla il 51% del capitale di Campari e l’82,5% dei diritti di voto.
Viene contestato il mancato pagamento della exit tax in occasione del trasferimento del pacchetto di controllo del gruppo dall’Italia al Lussemburgo nel 2018 con la fusione della società nazionale Alicros (a cui faceva capo la quota di controllo in Campari) nella holding nel Granducato. Il verbale di contestazione trasmesso dalla Gdf in Procura riguarderebbe una base imponibile da circa 5 miliardi di euro e il trasferimento all’estero degli utili della Lagfin Sca Italian Branch, la filiale italiana del gruppo. Si indaga anche sui profili amministrativi della vicenda.
Campari Group in una nota ha precisato che “né Davide Campari-Milano N.V. né alcuna delle sue società controllate sono oggetto di indagine da parte delle autorità. Non è di conseguenza previsto alcun impatto per Davide Campari-Milano N.V. né per alcuna delle sue società”, mentre la controllante Lagfin ha dichiarato “la propria assoluta serenità rispetto a ogni eventuale contestazione, allo stato solo potenziale, in quanto nessun avviso di accertamento è stato emesso e ciò anche in ragione della totale assenza dei presupposti di fatto e di diritto per la sua eventuale emissione”.
Intanto il titolo crolla in Piazza Affari
Lagfin, prosegue la nota, “ha sempre adempiuto con il massimo scrupolo ai propri obblighi tributari in tutte le giurisdizioni in cui opera e ritiene ogni potenziale rilievo destituito di ogni fondamento”. Nonostante le precisazioni, ieri a Piazza Affari il titolo Campari, che rischia di dover pagare 1,2 miliardi di tasse, è stato uno dei peggiori del listino principale (-3,4%).