Uno dei decani del giornalismo italiano, un autentico punto di riferimento per i commentatori del calcio e dello sport in generale per diverse generazioni. Michele Plastino è l’autore di uno dei programmi di culto della radiofonia italiana, quel “Talk radio – Voci nella notte, che ha realmente segnato un’epoca.
Sei uno dei pochi giornalisti che ha interpretato sé stesso nel film “Ultrà” di Ricky Tognazzi, che racconta quanta passione ci sia nell’universo sportivo di radio e tv romane.
“Sì, ricordo con piacere la partecipazione al film di Tognazzi, con Claudio Amendola. Ma rammento, allo stesso tempo, la grande difficoltà perché non è che fosse la ripresa della mia trasmissione, dovevo proprio recitare una parte. Anche Ricky mi aveva sempre detto che recitare sé stessi è una delle cose più difficili. Qualcosa, comunque, sono riuscito a combinare…”.
Il mondo della radio è molto cambiato, ma la voglia del pubblico di parlare di sport non passa di moda, come racconta anche il successo di Radio Sportiva, di cui sei il direttore.
“Sicuramente. Per quanto riguarda le radio, nel corso degli anni, c’è stato un grande cambiamento. Soprattutto le locali sono diventate quasi esclusivamente radio da tifosi e per tifosi, quindi, sostanzialmente, con una certa mancanza di oggettività. Invece Radio Sportiva è nata proprio con la finalità opposta, grazie all’idea dell’Editore e inventore, Loriano Bessi, che oggi, purtroppo, non c’è più. Io cerco di continuare quella strada, dando spazio maggiore, e non solo al calcio ma a tutto lo sport, alle informazioni e all’essere presenti su tutti i fatti con tempestività. Poi l’opinione è lasciata al momento in cui c’è il contatto con la gente nella rubrica che si chiama ‘Il microfono aperto’ e lì la mia regola editoriale è l’assoluta libertà, nei limiti della legalità, anche da parte di tutti gli opinionisti”.
Quali doti bisogna avere e affinare per creare un rapporto col pubblico che duri a lungo?
“La principale dote ritengo sia di cercare di essere sé stessi, nel senso che non di devono sempre dire le cose che tutti si aspettano. Questo è il modo più facile per avere consenso, però, in genere, dura poco perché poi la gente è molto più attenta di quanto si possa pensare con superficialità”.
Dai tuoi laboratori di giornalismo e dalle tue trasmissioni sono venuti fuori alcuni nomi significativi del giornalismo sportivo. Ti rivedi in qualcuno di loro?
“Ci sono tanti miei ex allievi ed ex allieve soprattutto – ci sono parecchie ragazze bravissime – che hanno fatto una bella carriera. Non faccio un’indicazione precisa perché ognuno è diverso dall’altro e non mi rivedo esattamente in uno di loro, ma certamente, con grande orgoglio, mi rivedo in ognuno di loro, chi per una cosa e chi per un’altra, e questa è la cosa che mi piace di più. È chiaro che non comincio a fare l’elenco, io scherzando dico che i miei divi sono i telecronisti, Caressa, Pardo, Marianella… ce ne sono tanti. Ho citato loro perché sono tra i più ‘vecchi’, in modo che, così, non si offendano i ‘nuovi’. Tra l’altro adesso uno di loro che è direttore di una radio importante, TMW Radio, Marco Piccari, che lavora con me a “Goal di notte”, la trasmissione televisiva”.
Il tuo nome è anche legato alla trasmissione “Talk Radio – Voci nella notte” che per anni, con diffusione nazionale, si è resa protagonista delle notti degli italiani, oltre a farsi carico di tante inchieste scottanti.
“Accennare a “Talk Radio – Voci nella notte” significa riandare nella memoria del cuore e questo per me è molto molto importante. Questa trasmissione ha avuto un grande significato non solo nella mia carriera ma anche nella mia vita perché lavorare tutte le notti fino alle 3 (a volte ci allungavamo fino alle 5) chiaramente cambia la vita. Di episodi ce ne sono stati parecchi, moltissime inchieste sono rimaste nella memoria di tanta gente: quelle sulle sette sataniche, su alcune società che usavano mezzi non ‘giusti’ per convincere la gente, sulla malavita, i quartieri particolari… ne abbiamo raccontate di cotte e di crude. Voglio ricordare, tra le tante, due storie: una seria e una più leggera. In un’occasione ‘Voci nella notte’ ha salvato una vita, e non sono stato io personalmente ma la trasmissione. Un ragazzo mi aveva chiamato non per dirmi che voleva suicidarsi, ma che aveva già preso i tranquillanti, e quando ormai se ne stava andando mi ha detto: ‘me ne voglio andare così’. Per fortuna un amico del ragazzo ascoltava la radio ed è corso a casa sua a suonare fortissimo il campanello, si sono svegliati i suoi genitori e si è salvato. Ne sono sempre stato felice ed era nato uno slogan che “Voci nella notte” aveva salvato una vita. Un episodio più divertente riguarda, invece, un mio reporter – che poi è diventato un giornalista famoso, importante, bravo -, Stefano Piccheri, che, per scappare da non so quale posto in cui inseguivano lui e gli altri reporter, si perse una scarpa e ancora lo ricordo che arrivò con una scarpa sì e una no”.