Gli Usa tagliano le spese militari ma chiedono all’Ue di aumentarle

L’Europa spende già più della Russia per la difesa, ma la Nato preme per nuovi aumenti mentre gli Usa riducono il proprio budget militare

Gli Usa tagliano le spese militari ma chiedono all’Ue di aumentarle

Almeno non barare sui numeri. Almeno questo. Gli Stati Uniti chiedono all’Europa di spendere di più per la difesa mentre riducono il proprio budget militare. La narrazione ufficiale giustifica la richiesta con l’idea che l’Europa sia vulnerabile, ma i dati raccontano tutt’altro. Secondo l’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani, nel 2024 la spesa militare europea ha superato del 58% quella russa. Nonostante questo, Washington e la Nato premono per un aumento ulteriore, con richieste che porterebbero il budget militare europeo a livelli mai visti nemmeno negli anni della Guerra Fredda.

Gli aiuti all’Ucraina

Facciamo un po’ di ordine. Dal febbraio 2022 a oggi, l’Europa ha destinato 132 miliardi di euro all’Ucraina, di cui 62 miliardi in armamenti e 70 miliardi in assistenza finanziaria e umanitaria. Gli Stati Uniti hanno contribuito con 114 miliardi, di cui 64 miliardi destinati alle armi. Numeri distanti dai 350 miliardi citati da Donald Trump, che continua a sostenere che gli Usa stiano pagando il conto per tutti. Nel 2024, la Nato ha superato la soglia di 51 miliardi di euro in aiuti militari all’Ucraina, con il 60% di queste forniture provenienti dall’Europa.

Se nel 2022 il 70% delle armi inviate all’Ucraina proveniva dagli arsenali nazionali, nel 2024 due terzi delle forniture derivano da nuovi contratti con l’industria bellica. La guerra è diventata un motore per il mercato degli armamenti, con iniziative come l’International Fund for Ukraine e la NATO Comprehensive Assistance Package che formalizzano un processo in cui l’industria militare occidentale è la prima beneficiaria.

La spesa militare europea

La Russia ha stanziato nel 2024 circa 146 miliardi di dollari per la difesa, mentre la spesa complessiva dei paesi europei ha raggiunto i 457 miliardi. Se si considera la parità di potere d’acquisto, la cifra sale a 730 miliardi. Un divario che contraddice la narrazione secondo cui Mosca avrebbe capacità militari superiori. La richiesta della Nato di portare la spesa al 3% del PIL farebbe crescere il bilancio militare europeo di altri 250 miliardi di dollari, mentre l’ipotesi di Trump di arrivare al 5% significherebbe un incremento di 800 miliardi.

Nel frattempo, gli Stati Uniti pianificano di ridurre il budget del Pentagono di 50 miliardi di dollari annui fino al 2029. La pressione esercitata sull’Europa per un riarmo massiccio coincide con un ridimensionamento della spesa americana, segnale di un disimpegno strategico che lascia all’Ue l’onere finanziario di una difesa sempre più autonoma.

Ribilanciamento strategico o mercato delle armi?

Uno studio dell’Università Cattolica evidenzia che la spesa militare europea supera quella russa di oltre il 50%. Tuttavia, il problema principale non è l’ammontare delle risorse, ma la loro frammentazione. I 27 Stati membri dell’Unione europea investono in difesa con logiche nazionali, spesso destinando una quota significativa ai costi del personale più che a nuovi sistemi d’arma o innovazione tecnologica.

Se l’obiettivo dichiarato è la sicurezza europea, l’aumento delle spese militari non sembra essere la soluzione più efficace. Se invece l’obiettivo reale è sostenere l’industria bellica e riequilibrare il peso della difesa nel rapporto transatlantico, allora la strategia appare chiara. L’Europa aumenta il proprio impegno, mentre gli Usa si alleggeriscono, lasciando alle aziende della difesa occidentali il ruolo di vero vincitore del conflitto. 

Come scrive Analisi Difesa “più che aumentare i fondi, la priorità dovrebbe essere un loro impiego più razionale ed efficace, con maggiore coordinamento tra gli Stati e una redistribuzione delle risorse verso armamenti e tecnologie avanzate. Inoltre, una maggiore integrazione tra i sistemi di difesa europei potrebbe garantire un utilizzo più efficiente delle risorse, riducendo sprechi e duplicazioni. Raccomandazioni quindi ben diverse da quelle espresse dai fautori di spese per la Difesa raddoppiate o triplicate in Europa”. Lo dicono gli analisti, non i pacifisti.