L’inflazione si è mangiata gli stipendi degli italiani, che valgono sempre meno con l’aumento dei prezzi. A certificarlo, per l’ennesima volta, sono i dati dell’Istat sul 2022: il reddito disponibile è aumentato del 5,5% ma il potere d’acquisto delle famiglie si è ridotto nell’anno dell’1,6%.
La spesa per consumi finali è cresciuta del 12,6%, ma la propensione al risparmio è nettamente scesa: dal 13,8% del 2021 all’8% del 2022. Questo vuol dire che gli italiani non riescono più a mettere soldi da parte e che per le loro spese quotidiane sono costretti a intaccare il salvadanaio.
L’Istat certifica il crollo del potere d’acquisto: gli italiani intaccano i risparmi
Il potere d’acquisto è crollato perché la spesa per i consumi finali delle famiglie è aumentata del 12,6%, ovvero di 129 miliardi di euro. Facendo così scendere nettamente anche la propensione al risparmio degli italiani, tornando al livello del periodo antecedente alla crisi.
Come si spiega nel report dell’Istat, il reddito primario delle famiglie nel 2022 è aumentato di 77,8 miliardi (+6,1%) grazie all’andamento soprattutto dei redditi da lavoro dipendente (+7%), dei redditi da attività imprenditoriale (+4,9%), e dei redditi per l’utilizzo delle abitazioni di proprietà (+3,9%).
Con la fine delle misure attivate contro la crisi pandemica, l’impatto delle operazioni di redistribuzione sul reddito delle famiglie sta tornando ai livelli pre-Covid. Nel 2022 il saldo degli interventi redistributivi ha sottratto alle famiglie 100,9 miliardi di euro, 13 miliardi in più dell’anno precedente. A fronte, tra l’altro, di un aumento delle imposte di 4,4 miliardi: 1,9% in più del 2021, soprattutto grazie alla crescita del 4% dell’Irpef.
Lo tsunami del caro-prezzi: gli stipendi non bastano più
Secondo il Codacons, i dati sul potere d’acquisto del 2022 “certificano in modo assoluto l’effetto tsunami determinato in Italia dal caro-prezzi”. Il problema principale riguarda il fatto che “gli italiani per sostenere i consumi hanno intaccato fortemente i risparmi, con la propensione al risparmio delle famiglie” che è crollata all’8%. E le cose non sembrano andare meglio nel 2023, con gli stipendi ancora insufficienti per fronteggiare il caro-vita.