“Gli italiani fanno la fame ma il governo Meloni pensa alle armi”. Parla il senatore M5S, Ettore Licheri

“Gli italiani fanno la fame ma il governo Meloni pensa alle armi”. Parla il senatore del Movimento 5 Stelle, Ettore Licheri.

“Gli italiani fanno la fame ma il governo Meloni pensa alle armi”. Parla il senatore M5S, Ettore Licheri

Sparita dal dibattito pubblico in vista delle elezioni, ora il governo Meloni torna alla carica sulle armi, così da soddisfare le richieste della NATO di portare la spesa militare al 2%. Ettore Licheri, senatore M5S, come giudica questa decisione?
“La giudico con profonda amarezza. La Meloni, la ‘patriota’ allontanata da tutti i Patrioti, in attesa di decidere in Europa tra l’incoerenza di un euro-inciucio con i socialisti e l’irrilevanza di un auto-esclusione, cerca la sponda atlantista garantendo obbedienza cieca a Washington e alla Nato con un deciso e immediato aumento della spesa miliare italiana. Questo mentre la stessa Meloni non si fa nessun problema a tagliare su sanità, scuola e pensioni, mentre famiglie e piccole imprese continuano ad annaspare, mentre solo il 28% degli italiani in povertà assoluta ha ricevuto il nuovo sussidio sostitutivo del Reddito di cittadinanza”.

Con il bilancio statale a secco, tanto che non si possono potenziare sanità e welfare, è davvero la corsa alle armi la priorità dell’Italia?
“Certo che è una priorità, ma solo per chi le armi le produce e le vende. La guerra e la corsa agli armamenti hanno portato enormi profitti al complesso militare industriale. Lo scorso anno c’è stato un balzo record del 7% nella spesa militare globale (2.300 miliardi di euro) e di addirittura del 17% nella spesa militare europea (280 miliardi di euro, superando la Cina) che quest’anno è schizzata su di un altro 25% (350 miliardi di euro). Conseguentemente, i 13 principali produttori di armi europei lo scorso anno hanno aumentato i ricavi di oltre il 10% e gli utili addirittura del 55%. L’italiana Leonardo, tanto per non fare nomi, ha chiuso il 2023 con ricavi cresciuti del 4% e utili del 13%. Nell’ultimo anno il valore delle sue azioni è salito del 135%. Cose che capitano quando il rappresentante dell’industria bellica diventa ministro della Difesa”.

Qual è stato l’aumento della spesa in armamenti registrato nell’era Crosetto?
“Con Crosetto l’Italia ha toccato il record di quasi 8 miliardi di spese in armamenti in un anno, contro i circa 6,5 miliardi del 2021. Da inizio legislatura, Crosetto ha sottoposto al Parlamento programmi militari e di riarmo per oltre 26 miliardi di spesa pluriennale – tra cui spiccano gli oltre 8 miliardi per l’acquisto di centinaia di nuovi carri armati – con impegni finanziari per oltre 600 milioni di euro l’anno”.

Ma il governo, volendo portare a termine la proposta di Meloni, dove potrebbe reperire i fondi necessari? Sono in vista altri tagli e l’austerità che le destre avevano promesso di non attuare?
“Lo Stato ha solo due strade se vuole reperire nuove risorse: o alza le tasse o taglia la spesa pubblica. Non ci sono altre vie. Sentirete parlare nei prossimi giorni di ‘trasferimenti contabili’ e ‘fondi ministeriali’: sciocchezze che devono essere dette per mascherare la verità. E la verità è che distrarranno risorse finanziarie da altri voci di spesa per convogliarli verso la Difesa. Per questo governo prima vengono le armi, poi tutto il resto”.

Crosetto, consapevole delle difficoltà economiche, è tornato a chiedere all’UE di scorporare le spese militari dal Patto di Stabilità. Crede che questa volta accetteranno?
“Le spese militari sono già considerate come spese ‘speciali’ nel senso che pesano sul deficit meno delle spese per sanità, suole o pensioni ed è noto che il governo Meloni vuole renderle addirittura extra-deficit con la scusa che così si evitano tagli al welfare: è un insulto all’intelligenza, perché anche un bambino capisce che se lo sconto c’è sulla carne e non c’è sul pesce è ovvio che, se ho pochi soldi da spendere, sceglierò di comprare la carne”.

Intanto, dal vertice NATO emerge che aumenterà il sostegno all’Ucraina, anticipando nuove forniture militari a Kiev da parte dell’Italia. Quali siano le armi resta un mistero perché, a dispetto di una vaga apertura da parte di Crosetto, i contenuti restano secretati…
“Meloni ha promesso 1,7 miliardi di dollari in nuove armi e supporto militare a Kiev. Un fiume di denaro che si aggiunge ai circa 2,5 miliardi di euro già spesi dall’inizio della guerra, alla faccia che gli italiani non avrebbero speso ‘neanche un euro’ per armare l’Ucraina come venne a raccontarci un anno fa in Senato. Pare ci saranno, oltre alla seconda batteria di Samp-T, altri missili aria-terra Storm Shadow con 300 chilometri di gittata. Crosetto deve desecretare gli invii come avviene in tutti gli altri Paesi europei e smetterla di trattare gli italiani come un popolo inferiore. Tra i cittadini europei gli unici che non sanno cosa stiamo inviando a Kiev sono gli italiani. Tutto ciò non è molto patriottico.. ah dimenticavo: i patrioti l’hanno appena rinnegata”.