La Nadef prevede un taglio del governo sulla sanità: tra il 2023 e il 2024 ci saranno due miliardi in meno per il Servizio sanitario nazionale. A fronte delle richieste del ministro della Salute, Orazio Schillaci, secondo cui erano necessari almeno quattro miliardi in più, sulla sanità la manovra porterà avanti un altro taglio.
Ci saranno meno soldi per la sanità, denuncia la Repubblica in riferimento al Nadef, sottolineando come le prestazioni saranno in calo anche al Nord. Secondo quanto previsto nella Nadef, cade l’incidenza della spesa per la sanità sul Pil: in cinque anni, tra il 2020 e il 2025, si passerà dal 7,4% al 6,2%. Anche se va tenuto conto della netta contrazione del Pil nel 2020 per la pandemia.
I numeri della Nadef e la protesta delle opposizioni
Secondo Antonio Misiani, responsabile economico del Pd, la Nadef certifica una spesa sanitaria in diminuzione dai 134,7 miliardi del 2023 ai 132,9 miliardi del 2024. Invece, sottolinea Misiani, “per riportare la spesa sanitaria pubblica in rapporto al Pil al livello del 2022 (6,7%) servirebbero nel 2024 oltre 10 miliardi in più. Il ministro Schillaci ne ha chiesti 4, ma nemmeno su questo obiettivo minimale il governo Meloni ha preso impegni concreti”.
Va all’attacco del governo anche la segretaria del Pd, Elly Schlein: “Il governo di Giorgia Meloni continua a tagliare il Servizio sanitario nazionale mentre un italiano su cinque rinuncia a curarsi a causa della crisi. La situazione della sanità pubblica costringe sempre più italiani a non curarsi e la risposta del governo è tagliare ancora fondi: un atteggiamento gravissimo e incomprensibile che non faremo passare sotto silenzio. Tutte le persone devono sapere che Meloni mentre cerca un nemico al giorno sta smontando pezzo per pezzo il nostro diritto alla salute”.
Gli italiani rinunciano a curarsi: l’allarme dei sondaggi sulla sanità
Un dato allarmante emerge dal sondaggio di Euromedia Research per la trasmissione In Onda: quasi un cittadino su cinque in Italia è costretto a rinunciare alle cure personali e alle visite mediche per gli alti costi e il difficile accesso alla sanità pubblica. Nello specifico, il 10,8% deve rinunciare alla cura personale e il 7,8% alle visite mediche.
Il 7 ottobre ci sarà una manifestazione a Roma, convocata da circa 100 associazioni tra cui anche la Cgil. Non ci sarà solo il tema della salute, ma la sanità sarà sicuramente al centro della mobilitazione con cui si chiede che il Servizio sanitario torni a essere davvero “pubblico, solidale e universale”, garantendogli “le necessarie risorse economiche, umane e organizzative”.