Per gli irriducibili del vitalizio non c’è taglio che tenga. Persino la scure M5S nulla ha potuto per sforbiciare gli assegni di chi ha collezionato quattro o più legislature. Un plotone di 67 ex deputati di lungo corso che continuerà ad incassare in pratica la stessa cifra attualmente percepita. Il tutto a causa di uno strano scherzo del destino: applicando il nuovo sistema contributivo, infatti, vista l’elevata mole di contributi versati, il loro vitalizio avrebbe finito addirittura per aumentare. In questi casi, insomma, la delibera all’esame dell’Ufficio di presidenza non ha potuto fare altro che bloccare gli assegni ai livelli correnti.
Miracolati – Ma di chi stiamo parlando? La lista dei 67 contiene, manco a dirlo, nomi illustri della politica italiana. Non si può non citare, ad esempio, il record-man del vitalizio, Publio Fiori: ex democristiano, poi finiano, infine nuovamente democristiano, ha occupato gli scranni di Montecitorio per sette volte. La sua pensione da ex onorevole, conseguenza anche del fatto che Fiori è stato vittima di un agguato terroristico, raggiunge quota 10.131 euro netti al mese. Ma, ovviamente, la compagnia è vasta. Montecitorio continuerà a pagare una lauta pensione anche a Emanuele Macaluso: quella che fu una colonna portante del Partito Comunista porta a casa 6.939 euro netti, visti i suoi trascorsi tra Camera e Senato (sette legislature in tutto), che peraltro si sommano ad un secondo vitalizio, elargito dalla Regione Sicilia. Marco Boato è un altro che ha lunghissima esperienza parlamentare, tra le cinque legislature alla Camera e una al Senato: anche lui continuerà a ricevere una pensione di 5.923 euro. Qualche centinaia di euro in più rispetto a personaggi simbolo della Prima Repubblica come Paolo Cirino Pomicino (5.411 euro), Ciriaco De Mita (5.862) e Pierluigi Castagnetti (5.171 euro). A proposito di storici democristiani, non si può non ricordare anche Giuseppe Caroli: intatta la sua pensione da 6.091 euro netti al mese. A sfangarla sarà anche Gianni De Michelis che, con le sue sei legislature alle spalle, continuerà a godere dell’assegno mensile da 5.517 euro. Senza dimenticare Giorgio La Malfa (5.882 euro) che, salvo una legislatura, è stato ininterrottamente parlamentare dal 1972 al 2013. A proposito del Partito Repubblicano, di cui La Malfa è stato storico segretario, anche il suo successore, Francesco Nucara, non subirà decurtazioni: per il politico reggino cinque legislature sul groppone e un assegno da 5.079 euro. Non poco è durato anche Vincenzo Visco, rimasto in Parlamento per 25 anni in 7 legislature. Una “costanza” che gli ha assicurato un assegno da 5.706 euro e che ora non verrà tagliato. La lista, però, non si esaurisce qui. Tra i graziati rientra anche Giuseppe Calderisi: l’ex radicale poi pidiellino ha alle spalle sei legislature. Un cursus honorum che gli conserva intatti i suoi 5.459 euro. Esattamente come accadrà per Margherita Boniver: l’ex forzista godrà sempre del suo assegno da 5.344 euro netti al mese. Meglio di lei è riuscita a fare Elena Montecchi. Pochi, forse, la ricorderanno, ma con sei legislature alle spalle (prima con il Pd, poi con il Pds e infine con i Ds), la Montecchi continuerà a godersi i suoi 6.175 euro netti al mese. Già, perché nella lunga lista accanto ai nomi noti si alternano anche ex onorevoli meno noti. Come nel caso di Carmine Patarino: eletto per la prima volta con il Movimento Sociale nel 1987 e rieletto poi altre 5 volte, anche il suo assegno da 5.610 euro al mese è salvo.
D’Alema & Co. – Insomma, un plotone di miracolati del tutto trasversale. Politicamente, ma anche storicamente. A non subire tagli, infatti, saranno anche le pensioni di protagonisti, fino a ieri, della scena politica nazionale. A cominciare dai due ex presidenti della Camera dei deputati, Luciano Violante (5.873 euro) da una parte e Gianfranco Fini (5.882 euro) dall’altra. Piero Fassino, ancora, ha collezionato cinque legislature: nessuno potrà toccare i suoi 5.296 euro netti mensili al momento, però, sospesi essendo stato rieletto deputato. Lo stesso dicasi per i 5.523 euro che incassa l’ex premier Massimo D’Alema. E così anche per l’ex sindaca di Napoli Rosa Russo Iervolino (5.588 euro), Walter Veltroni (5.504) e Livia Turco (5.802). Nella stessa cerchia gravita anche l’ex Pds e Ds (fino al trasloco in Sinistra Ecologia e Libertà), deputato per cinque legislature, Fabio Mussi (5.443 euro). E se a sinistra ridono, a destra non piangono di certo. Tra i 67 ex graziati, infatti, ci sono pure Angela Napoli (5.224) e Giovanni Micciché (detto Gianfranco) che, con le sue cinque legislature, continuerà a portare a casa 5.378 euro, mentre nel frattempo siede sullo scranno di presidente dell’Assemblea della Regione Sicilia. Tanto per non farsi mancare nulla.
Tw: @CarmineGazzanni