di Astrid N. Maragò
Nel giorno in cui un falso tweet dall’account dell’Associated Press riporta il ferimento del presidente Obama e scatena letteralmente il panico a Wall Street, non manca anche nel nostro paese chi rimane vittima delle azioni degli hacker. E’il caso del neopremier Enrico Letta, che a poche ore dall’incarico si è visto creare su Twitter un alter ego fake che è stato però segnalato prima che potesse far danni.
Ma il caso più eclatante è stato quello di una trentina di parlamentari del M5S, rimasti vittime di un attacco hacker in piena regola, con tanto di ricatto e video di rivendicazione. Registi del misfatto, un gruppo di pirati informatici che porta la firma “AnonPd”, nome che sembrerebbe ricondurre a una costola della nota rete Anonymous, e che si autodefinisce vicina agli ambienti del Partito Democratico (che ha però smentito ogni legame).
Gli anonimi pirati del web avrebbero approfittato per mesi della vulnerabilità delle caselle mail personali di alcuni degli attuali deputati e senatori grillini che, ignari della circostanza di essere spiati, scambiavano informazioni e dati sensibili con colleghi di partito e con altri esponenti politici esterni al Movimento.
A suscitare l’ira funesta degli AnonPd sarebbero stati in particolare alcuni contenuti “scottanti” della corrispondenza esaminata, che farebbero pensare – secondo quanto dichiarato dal gruppo stesso – a guadagni non trasparenti realizzati attraverso la politica.
Gli hacker si sono detti infatti molto delusi dalla condotta dei candidati del M5S, che prima hanno eretto a baluardo della loro presenza politica la trasparenza, per dimostrare poi in un secondo tempo di esserne carenti sul piano della gestione interna al partito.
Dopo aver violato le caselle di posta per mesi, i pirati hanno quindi deciso di venire allo scoperto e di pubblicare alcuni file con gli estratti della corrispondenza intercettata, e in particolare alcune mail della deputata Giulia Sarti. Non contenti, hanno poi diffuso una richiesta perentoria rivolta a Grillo e a Casaleggio: se i due guru del Movimento non renderanno pubblici i dati sui propri redditi e patrimoni, nonchè i ricavi derivanti dal sito beppegrillo.it, – avvertono – tutte le mail di cui sono venuti in possesso saranno presto pubblicate.
Ma non è la prima volta che i pentastellati sono “attenzionati” dagli hacker. La Notizia si è occupata poco tempo fa dell’episodio che ha portato a compromettere il regolare svolgimento delle Quirinarie, ovvero del sondaggio online attraverso il quale i militanti a cinque stelle potevano indicare la rosa di nomi da destinare al Colle.
A quanto pare neanche Grillo, che in tempi non sospetti metteva in guardia i politici dai vizi e dalle contraddizioni della rete, ne è rimasto immune. Chi di rete ferisce, di rete rischia di perire. Andando di questo passo, infatti, lo stesso Grillo che ha costruito proprio sulla rete l’intera sua fortuna, politica e non, rischia a sua volta di far lievitare le casse delle società di sicurezza online. Molte aziende addette ai lavori si sono infatti già fatte avanti per mettere al servizio dei politici e delle loro caselle mail dei pacchetti sicurezza personalizzati, dai sistemi di strong authentication alla firma elettronica. Tutto a prova di hacker.