Un duplice affronto alle istituzioni comunitarie meritava una replica adeguata e tempestiva: sia la Bce che la Corte di Giustizia Ue non hanno tardato a rimettete in riga le pretese dei giudici costituzionali tedeschi. I quali, lunedì scorso, con una sentenza senza precedenti nella storia dell’Unione, non solo hanno intimato all’istituto di Francoforte di rendere conto entro tre mesi dell’intervento di riacquisto di titoli pubblici degli stati membri – il famoso Quantitative easing voluto da Draghi – ma hanno pure tentato di delegittimare la Corte di giustizia Ue per averne decretato la legalità e il rispetto del mandato, definendo la sua decisione “incomprensibile” e “arbitraria”.
Se da un lato Christine Lagarde ha fatto sapere che la Bce non risponderà alla richiesta arrivata dalla Corte tedesca di motivare la “proporzionalità” del suo Qe perché il suo operato non ricade sotto la giurisdizione di Karlsruhe ma di quella della Corte di giustizia europea, la presa di posizione di quest’ultima non è meno dura: in una nota ufficiale specifica che ad essere fuori dalle regole è la Corte tedesca. “Per garantire un’applicazione uniforme del diritto dell’Unione – si legge – solo la Corte di giustizia, istituita a tal fine dagli stati membri, è competente a constatare che un atto di un’istituzione dell’Unione è contrario al diritto dell’Unione”. In altre parole solo la Corte di giustizia Ue può chiamare in causa la Bce sul suo operato, non di certo un’istituzione di uno Stato membro.
INDEBITA INGERENZA. Da Lussemburgo si arriva addirittura ad accusare i giudici costituzionali tedeschi di aver preso una decisione che potrebbe compromettere l’intera architettura dell’Europa: “Eventuali divergenze tra i giudici degli Stati membri in merito alla validità di atti del genere potrebbero effettivamente compromettere infatti l’unità dell’ordinamento giuridico dell’Unione e pregiudicare la certezza del diritto”. Un affondo non da poco. E ancora: “I tribunali nazionali sono tenuti a garantire la piena efficacia del diritto dell’Ue. Questo è l’unico modo per garantire uguaglianza negli Stati membri nell’Unione. L’Istituzione si asterrà da qualsiasi altra comunicazione a questo proposito”. Caso chiuso, con buona pace dei giudici tedeschi e del loro tentativo di ingerenza.