Ben 15 milioni di euro stanziati “per l’adozione di misure di solidarietà per i familiari del personale medico, infermieristico e socio-sanitario, che abbiano contratto, in conseguenza dell’attività di servizio prestata, una patologia alla quale sia conseguita la morte per Covid-19”. Era da poco scoppiata l’emergenza Coronavirus e questa fu l’idea del governo allora Conte2. Una manovra non solo legittima, ma anche necessaria. Se però poi avesse visto la luce.
Già, perché come documentato già tempo fa dal nostro giornale, nonostante il susseguirsi di vari governi, i fondi non sono mai stati assegnati, bloccati non tanto dall’attuale esecutivo (ad occuparsene è stata la ministra Eugenia Roccella), ma dalle maglie burocratiche della cosa pubblica. Al di là della responsabilità, il punto, però, è che a distanza di tre anni neanche un centesimo è stato versato. Per capire l’ennesima follia italica, bisogna fare un passo indietro.
Il Conte 2 aveva stanziato 15 milioni. Ma i ritardi sui decreti attuati e la burocrazia hanno stoppato tutto
La legge voluta da Conte prevedeva per la sua attuazione un provvedimento attuativo che, con pesanti ritardi, è stato approvato solo il 22 settembre 2022. La palla, a quel punto, è passata in mano all’Inail che il 3 gennaio 2023 ha emanato una circolare in cui si specificavano “procedure e modalità di erogazione della speciale elargizione a favore dei familiari superstiti degli esercenti le professioni sanitarie, degli assistenti sociali e degli operatori socio-sanitari deceduti per effetto o come concausa del contagio da Covid-19”. Da allora, però, tutto si è incredibilmente paralizzato.