Ancora un blitz degli attivisti per il clima di Ultima generazione. Stavolta, gli ambientalisti hanno organizzato una doppia azione mirata con la quale hanno bloccato sia la Tangenziale Est che il viadotto della Magliana, mandando il traffico di Roma in tilt.
Gli attivisti per il clima di Ultima generazione bloccano la tangenziale Est e il viadotto della Magliana
A soli due giorni dal blocco della Salaria, nella mattinata di venerdì 14 ottobre, intorno alle ore 08:20, gli ambientalisti di Ultima Generazione hanno nuovamente mandato in tilt il traffico in corrispondenza di due delle arterie più importanti di Roma: la Tangenziale Est e il viadotto della Magliana. La manifestazione ha provocato un ingorgo di immani proporzioni riproponendo nella Capitale una scena che ormai si sta trasformando in routine.
Gli attivisti per il clima, muniti di gilet gialli e catarifrangenti, si sono seduti sull’asfalto a game incrociate, impedendo il transito di vetture e mezzi a due ruote. La protesta, ancora una volta, ha mandato su tutte le furie gli automobilisti che avevano urgenza di recarsi al lavoro o di accompagnare i figli a scuola. In pochi minuti, i vigili urbani e la polizia sono stati sommersi di telefonate che sollecitavano le forze dell’ordine a intervenire e sgomberare le due arterie.
Traffico di Roma in tilt: l’intervento della Polizia di Stato e della Digos
Al loro arrivo, i militari sono riusciti a convincere gli attivisti per il clima di Ultima generazione e liberare l’area e consentire la ripresa del transito automobilistico. Le forze dell’ordine hanno identificato gli ambientalisti. Sul posto, infatti, sono intervenuti gli agenti della Polizia di Stato e il personale della Digos che hanno portato via a bordo delle proprie volanti cinque attivisti.
La viabilità, sulla base delle informazioni diffuse, è poi ripresa intorno alle ore 09:00.
Sul profilo Twitter ufficiale di Ultima generazione, i protestanti che si stanno battendo contro le nuove trivellazioni di gas hanno scritto: “Ci dispiace creare disagio, ma è l’unico modo che ci è rimasto per farci sentire”.