di Alex Lombardi
Una mano sul mouse, l’altra sulla tastiera. Sguardo fisso al computer e auricolare nell’orecchio. Passano ore e ore della giornata così, ipnotizzati davanti allo schermo di un pc. Niente amici, zero attività sportiva, nessun interesse per il mondo esterno. Vivono in una dimensione tutta loro, fatta di giochi, chat e social network. E guai a tentare di farli uscire dalla realtà virtuale che si sono costruiti: in molti casi le reazioni arrivano fino alla violenza fisica. Eccoli i web-dipendenti, i nuovi “drogati” del terzo millennio. I medici la chiamano Internet Addiction Disorder: una vera e propria dipendenza patologia dalla rete, un disturbo del comportamento ossessivo verso il web. E come nei tossici, l’astinenza da internet genera nei cyber-dipendenti ansia, depressione, perdita di controllo, cambiamenti d’umore.
Malessere diffuso
Un malessere che colpisce soprattutto i giovani, in particolar modo gli adolescenti: circa l’80 per cento di chi ne soffre rientra nella fascia d’età che va dai 13 ai 24 anni, quelli che oggi chiamiamo i nativi digitali, nati e cresciuti con le nuove tecnologie. Ma immuni non sono neppure gli adulti, per lo più maschi di mezza età, anche se rappresentano una minoranza. Ma mentre quest’ultimi sono coscienti della loro dipendenza da internet, fatta per lo più dal gioco online e dalle videochat porno, nei più giovani questa consapevolezza è completamente assente. Gli adolescenti vivono in una realtà senza tempo. Il computer rappresenta per loro un rifugio della mente: si staccano dal reale per approdare in una dimensione virtuale che dà loro sicurezza. Non a caso a soffrire di questa patologia sono ragazzi accumunati dall’incapacità di esprimere le proprie emozioni, in difficoltà a relazionarsi con l’altro, a mettersi in gioco, a rischiare. Soli davanti a un computer, invece, si sentono liberi, vincenti, protetti, provano euforia ed eccitazione. E ci passano intere giornate, rinunciando ad andare a scuola, a fare sport, a uscire. Offline, al contrario, non provano alcun piacere. Ogni entusiasmo si spegne. E quando sono costretti a staccare per l’intervento deciso di qualche genitore preoccupato per il cattivo rendimento scolastico, diventano irritabili, rispondono in modo spesso violento, loro che di natura sono inoffensivi. Oppure sono colti da disturbi psicosomatici come mal di stomaco, mal di testa, tachicardia.
“Sono i genitori a venire da noi, a chiederci aiuto perché non sanno come affrontare il problema con i figli che non vogliono più andare a scuola” – ci spiega Federico Tonioni, psichiatra responsabile del centro per curare le dipendenze da internet del Policlinico Gemelli di Roma – “ Adolescenti che trascorrono intere notti in un gioco di ruolo virtuale, che si costruiscono un mondo parallelo popolato dai social network e la mattina poi sono stanchi, svogliati”. E sono proprio giovani e giovanissimi i più esposti a tale rischio: a confermarlo, anche un’indagine congiunta sull’infanzia e l’adolescenza svolta da Eurispes e Telefono Azzurro nel 2011 secondo cui il 42,5 per cento dei ragazzi di 12-15 anni accede continuamente alla posta elettronica e a Facebook. Il 49,9 per cento, invece, dichiara di non rendersi conto del tempo che trascorre in rete mentre il 19,5 per cento diventa ansioso o triste quando non può connettersi.
“Ma non si tratta di una malattia mentale” ci tiene a precisare il professor Donato Munno che dirige il secondo centro aperto in Italia per la cura della dipendenza da internet all’ospedale Molinette di Torino – “anche se i giovani web-dipendenti presentano spesso una patologia psichiatrica associata come ansia, disturbi alimentari, carenza affettiva o comunicativa”.
La ricerca di contatto
Ma cosa cercano i giovani su internet? Cosa li spinge a stare ore ipnotizzati davanti a un computer? Come confermano gli spichiatri, sono essenzialmente alla ricerca di un contatto, di una interazione con altri internauti, poco importa se siano amici, conoscenti o compagni di giochi online. E il rischio per gli adolescenti è quello di ricorrere sempre più spesso allo schermo di un computer, quindi, di fatto, a un filtro, per comunicare con maggiore facilità. Parlare attraverso il pc, infatti, vanifica il linguaggio del corpo, l’espressività del viso, il tono della voce. Annulla le emozioni, rendendo incompleti i contatti che si instaurano sul web.
“E’ importante intervenire nelle scuole, parlare con i docenti e insegnare ai ragazzi a gestire il computer senza lasciarsi travolgere” – sostiene il professor Munno – “C’è da dire, tuttavia, che se gli internet-dipendenti si lasciano curare migliorano sensibilmente, riusciamo a rimotivarli, a reintrodurli nella società attraverso dei colloqui singoli o gruppi di riabilitazione”.
A differenza degli adolescenti, gli adulti restano connessi al web giorno e notte per guardare soprattutto siti pornografici o di gioco d’azzardo. In base ai risultati di un’’indagine condotta da Eurispes (L’Italia in gioco, 2009) le persone che si sono dedicate al gioco online risultano pari al 13,7 per cento, con una lieve prevalenza del sesso maschile (15,4%) su quello femminile (11,2%). Il divertimento online più “consumato” è il poker, seguito dalle scommesse sportive e dalle giocate da casinò, con un giro d’affari notevole: nel 2012 sono stati 182 i milioni di euro incassati dallo Stato. “Gli adulti rappresentano circa il 20 per cento delle persone che si rivolgono a noi” – spiega il dottor Tonioni – “e generalmente sono poco interessati alla socializzazione, tendono per lo più a visitare ossessivamente siti hard o giochi come il poker online e non c’è investimento identitario-emotivo da parte loro come avviene per i ragazzi che invece cercano un contatto, uno scambio sui social network o nelle chat”. Dietro alla dipendenza di uomini e donne di mezza età si nascondono spesso insuccessi professionali, dolori, dispiaceri, solitudine. Ma una cosa sembra chiara: sia nei giovani che negli adulti, ad essere sottovalutata è stata la pervasività di internet. Complici le nuove tecnologie – smartphone, iPad, tablet – che consentono un collegamento continuo, la Rete è riuscita a penetrare in maniera inarrestabile nelle giornate e nelle abitudini delle persone, modellandone il modo di comunicare, la fruizione del tempo libero e di quello lavorativo, dando vita al fenomeno ormai incontrollato dei “sempreconnessi”.