Onorevole Angela Salafia (M5S), la ministra Cartabia dice che senza le riforme della Giustizia, i fondi del Recovery non arriveranno. Eppure la maggioranza dibatte ferocemente su temi quali prescrizione e norme processuali che nulla hanno a che vedere con le richieste dell’Ue. Come si spiega tanto ostruzionismo?
“Su questo tema bisogna fare chiarezza. L’Europa, quando parla di giustizia legata al Recovery, si riferisce in particolare al processo civile, che anche noi vogliamo cambiare. Riguardo al penale, invece, l’attenzione riguarda in particolare il contrasto alla corruzione. E in questo senso, la legge Spazzacorrotti voluta dal Movimento e dall’ex ministro Bonafede è presa ad esempio anche in Ue”.
Tra i temi cari a Bruxelles c’è proprio la lotta alla corruzione, sulla quale, come ricordava anche lei, l’Unione europea ha fatto un plauso all’Italia per i passi avanti avuti grazie al lavoro dell’ex ministro Bonafede. Tuttavia questo tema sembra sparito dai radar con l’avvento del Governo Draghi e delle larghe intese. Come se lo spiega?
“La lotta alla corruzione è importante oggi più che mai, visto che nei prossimi mesi ci troveremo a spendere i soldi del Recovery Plan. Sarà essenziale, quindi, non abbassare la guardia sull’utilizzo di questi fondi. Di sicuro, finché il Movimento farà parte di questo governo, non si arretrerà di un millimetro”.
Tra i nodi maggiormente divisivi c’è la prescrizione. Per risolvere l’impasse, la proposta della Cartabia è di mantenere lo stop per due anni in caso di condanna in primo grado; per un anno dopo l’eventuale conferma in Appello. Se entro queste scadenze non arrivano le sentenze, la sospensione cessa e il calcolo riparte comprendendo il periodo in cui è stata interrotta. Come valuta questa proposta, considerato che di fatto supera e depotenzia la riforma Bonafede?
“Intanto vorrei premettere che la proposta, attualmente, non è arrivata dalla ministra Cartabia, ma è una delle idee messe sul tavolo da una commissione tecnica ministeriale. Ma anche in questo caso, pochi dubbi, nei termini in cui è stata avanzata, questa proposta è, per noi, irricevibile”.
Altrettanto differenti sono le posizioni nella maggioranza in materia di processo d’Appello. Qui la bozza della riforma della giustizia sembra rispolverare la legge Pecorella, uno degli avvocati di Silvio Berlusconi, prevedendo l’inappellabilità da parte del pubblico ministero sia in caso di assoluzione che di condanna. Sul punto, qual è la posizione del Movimento 5 Stelle?
“Anche questa rappresenta una criticità molto forte. Pensare di potere eliminare l’appello crediamo sia un grosso rischio. Basti pensare a quante sentenze sono state ribaltate tra il primo e il secondo grado. Sarebbe una garanzia in meno, non certo una garanzia in più per i cittadini”.
Se M5S, Pd e LeU non accetteranno accordi al ribasso sulla Giustizia allora mancheranno i numeri per approvare qualunque riforma che l’asse giallorosso non condivida. Semmai la domanda è se l’asse giallorosso riuscirà a restare unito in questa partita: teme sgambetti da parte del Pd ancora a trazione decisamente renziana?
“Questa è una domanda che andrebbe posta a questi partiti. Semmai, ritengo che su certi temi, la sensibilità dovrebbe essere comune, trasversale. Una riforma sbagliata rischia di minare il principio della certezza della pena e persino, potenzialmente, l’indipendenza della magistratura dalla politica. Questo è un tema che dovrebbe stare a cuore a tutte le forze politiche. Così come il tema, urgentissimo, dell’ergastolo ostativo. Noi abbiamo già depositato una proposta di legge”.
Intanto ad agitare la situazione, già piuttosto caotica, ci si mette pure Salvini che dimentica di far parte della maggioranza e lancia un referendum sulla Giustizia che, a suo dire, serve per “responsabilizzare il Paese”. Lei che idea si è fatta?
“Quando si coinvolgono i cittadini, non è mai una cattiva idea. Mi chiedo semmai se la Lega è d’accordo, ad esempio, con gli sconti di pena per i condannati previsti da queste prime proposte di riforma. Insomma, per responsabilizzare il Paese bisogna prima dimostrare di essere un politico responsabile”.