“Che si voglia finalmente riformare la giustizia dovrebbe essere una buona notizia, ed è il compito di un ministro della giustizia quando la giustizia non funziona. Dall’altro però, da quello che si intravede, è la riforma della giustizia sbagliata. Non è la riforma di cui la giustizia ha bisogno, a mio parere”. Queste le parole dell’avvocato ed ex magistrato, Antonio Ingroia, nei confronti della riforma della giustizia proposta dal Guardasigilli Carlo Nordio.
Durante un’intervista rilasciata a Gazzetta Ladra su Radio Cusano Campus, l’ex magistrato palermitano ha condiviso il suo punto di vista sulla riforma Nordio, sottolineando le problematiche principali e le possibili soluzioni.
Per l’ex magistrato palermitano, Antonio Ingroia, è “un gravissimo errore abolire in toto l’abuso d’ufficio”.
“I tempi eterni, intollerabili sia per la giustizia penale sia per quella civile, danneggiano sia il cittadino imputato che la vittima dei reati”, ha sottolineato Ingroia. “Bisogna svuotare di centralità l’indagine preliminare e attribuire centralità ai processi.”.
Un altro aspetto cruciale sollevato riguarda la necessità di affrontare gli errori giudiziari. Ingroia ha così affermato “Gli errori giudiziari ci sono. Ma non mi pare che nessuna delle riforme di Nordio guardi a questi problemi. Al contrario, sembra quasi una sorta di regolamento di conti con la magistratura, togliendo strumenti come l’abuso d’ufficio e le intercettazioni. Insomma non mi pare che sia la strada giusta quella imboccata. Ed è un peccato visto che c’è anche un magistrato alla guida del ministero della Giustizia.”.
Riguardo al reato di abuso d’ufficio, l’avvocato si è schierato dalla parte dell’Unione Europea che chiede di mantenerlo, considerando che “l’abuso d’ufficio è un’ipotesi di reato che costituisce il primo passo verso la corruzione spesso per il pubblico ufficiale. Abolirlo in toto mi sembrerebbe un gravissimo errore”.
“Questa separazione accentua il ruolo di parte del pm, spingendolo a essere più poliziotto innamorato delle sue tesi inquisitorie, e sempre meno giudice imparziale”
Nel contesto della separazione delle carriere per i magistrati, Ingroia ha infine espresso preoccupazione: “Questa separazione accentua il ruolo di parte del pubblico ministero, spingendolo a essere più poliziotto innamorato delle sue tesi inquisitorie, e sempre meno giudice imparziale. Ciò va contro la professionalità e la giurisdizionalizzazione del pubblico ministero, che dovrebbe essere rispettoso delle garanzie e focalizzato sull’accertamento della verità”.