L’unica nota positiva riguarda i progressi significativi nella digitalizzazione della giustizia, per il resto l’edizione di quest’anno del Rapporto sullo Stato di diritto in Italia della Commissione europea tira le orecchie al nostro Paese su molti campi di azione. Il richiamo più forte arriva sull’abuso d’ufficio.
Bruxelles contro l’abolizione dell’abuso d’ufficio. L’affondo nel Rapporto sullo Stato di diritto
La sua abolizione contenuta nella riforma della giustizia targata Carlo Nordio, denuncia l’esecutivo comunitario, potrebbe compromettere la lotta alla corruzione. “È stata presentata una proposta di legge che mira ad abrogare il reato di abuso di ufficio pubblico e a limitare la portata del reato di traffico di influenze”, nota il rapporto.
“Le modifiche depenalizzerebbero importanti forme di corruzione e potrebbero comprometterne l’efficace individuazione e contrasto”. “Le autorità giudiziarie – conclude il paragrafo – stanno seguendo da vicino gli sviluppi di questa riforma e il potenziale impatto sulle indagini”. Appena qualche ora prima il ministro Francesco Lollobrigida sosteneva che l’abuso d’ufficio dovesse essere rivisto.
La denuncia che arriva dall’Europa non sfugge invece al M5S che ovviamente la sposa diversamente dal deputato di Azione, Enrico Costa, secondo cui l’avvertimento che arriva da Bruxelles è “una mostruosità giuridica”: “manco hanno letto i testi”, dichiara. La relazione sullo Stato di diritto in Europa, ormai alla quarta edizione, si concentra su quattro macro-temi: il sistema giudiziario, la corruzione, gli ‘anticorpi’ (check and balances) e i media.
Il rapporto indica che in Italia “sono stati compiuti alcuni progressi nell’adozione di una legislazione completa sui conflitti di interesse” sottolineando che “gli sforzi precedenti per varare una legislazione completa sui conflitti di interesse per i titolari di cariche politiche, compresi i parlamentari, si sono arenati nel corso degli anni”. Ma non basta. L’Ue sprona l’Italia ad “adottare norme complete sui conflitti di interesse e sulla regolamentazione delle attività di lobbying, istituendo un registro operativo”.
Bruxelles chiede poi a Roma di “affrontare in modo efficace e rapido la pratica d’incanalare le donazioni attraverso fondazioni e associazioni politiche e introdurre un registro elettronico unico per le informazioni sui finanziamenti ai partiti e alle campagne elettorali”. Sul fronte dei media risulta poi “necessario rafforzare le garanzie per l’indipendenza editoriale e finanziaria del servizio pubblico”. Dunque la Rai.
L’Esecutivo europeo bacchetta l’Italia pure sul conflitto di interessi e chiede un maggiore pluralismo in Rai
Il governo, pur avendo preso misure per sostenere i media in difficoltà economica dopo la pandemia, dovrebbe poi stilare interventi “più strutturali per promuovere il pluralismo dei media”, specie a livello locale. L’Ue chiede all’Italia di “proseguire il processo legislativo per riformare e introdurre garanzie per il regime di diffamazione, la protezione del segreto professionale e delle fonti giornalistiche, tenendo conto degli standard europei sulla protezione dei giornalisti”.
Inoltre è necessario “proseguire gli sforzi per creare un’istituzione nazionale per i diritti umani, tenendo conto dei Principi di Parigi delle Nazioni Unite”. Sul fronte del Codice degli Appalti la Commissione richiama i rilievi critici che le diverse autorità in Italia, a partire dall’Anac, hanno mosso al nuovo Codice degli Appalti, targato Salvini.
Come segnalato l’anno scorso – si legge nel Rapporto Ue – le autorità di contrasto e giudiziarie continuano a constatare un aumento della possibilità di infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia legale e nelle future assegnazioni di fondi pubblici del Pnrr, data la notevole entità di questi ultimi, che potrebbe avere gravi ripercussioni sull’abuso di fondi pubblici.