Alla fine hanno dovuto mettere la fiducia, la diciannovesima del 2023. Anche se di fiducia, sul decreto omnibus sulla Giustizia passato ieri alla Camera, ce n’è poca perfino nella maggioranza. Il punto più rilevante del decreto riguarda l’estensione dell’uso delle intercettazioni oltre i reati di mafia: il tema, sollevato da una sentenza della Cassazione del 2022, ha spinto il governo ad allargarne l’uso anche ai reati aggravati dal metodo mafioso.
Il punto più rilevante del decreto giustizia riguarda l’estensione dell’uso delle intercettazioni oltre i reati di mafia
L’opposizione ha alzato la voce sul divieto di trascrizione delle intercettazioni non rilevanti ai fini delle indagini. Il Pd aveva avanzato dubbi sull’incostituzionalità della riforma che metterebbe in discussione il diritto alla difesa. Forza Italia ha ottenuto l’accordo su due emendamenti: uno sulla non trascrizione delle conversazioni irrilevanti e un altro sulla necessità da parte dei pm di motivare in maniera specifica i motivi per i quali si chiede di intercettare un indagato.
Paolo Emilio Russo, deputato di Forza Italia, intervenendo nell’Aula di Montecitorio, durante le dichiarazioni di voto di fiducia esulta: “Abbiamo migliorato il testo in senso garantista perché il garantismo è uno dei valori fondanti di Forza Italia, un principio che consideriamo inderogabile. Questo successo non è piaciuto a un pezzo dell’opposizione perché riafferma il ruolo che Forza Italia ha nel Paese da trent’anni”, ha detto all’Aula.
Così il decreto nato per blindare l’utilizzo delle intercettazioni nei processi di mafia è finito sotto una pioggia di emendamenti che di fatto renderà ancora più complicato indagare. Il messaggio politico è semplice: usare le intercettazioni per un’indagine sarà sempre più difficile. Esulta l’onorevole forzista Pietro Pittalis per la scomparsa, anche dei verbali, delle intercettazioni non rilevanti e per la limitazione “delle possibilità di utilizzo dei risultati delle intercettazioni in procedimenti diversi da quelli per cui sono stati disposti” a meno che “non risultino rilevanti e indispensabili per l’accertamento di reati per i quali è obbligatorio l’arresto in flagranza”.
Blitz delle destre con Azione e Iv sulla prescrizione. L’obiettivo è resuscitare la ex Cirielli cara a Berlusconi
Nel frattempo, sempre alla Camera, la destra (con Azione e Iv) piazza l’ennesimo blitz in Commissione Giustizia dove è stato adottato come testo base la proposta dello stesso Pittalis che prevede il ritorno alla legge ex Cirielli del 2005, una delle tante norme ad personam dell’era Berlusconi: se approvata il tempo di estinzione dei reati tornerebbe a correre in tutti i gradi di giudizio. Con l’effetto di cancellare la riforma Bonafede, che interrompe il decorso della prescrizione con la sentenza di primo grado. Contemporaneamente verrebbe eliminato anche il meccanismo dell’improcedibilità introdotto dalla riforma Cartabia.
Un blitz andato a buon fine anche grazie alla spinta della Lega di Matteo Salvini. E pazienza se quella norma – la ex Cirielli, appunto – fu a suo tempo già bollata come incostituzionale. Resta da vedere se l’atteggiamento sia da inserirsi più in una trattativa interna alla maggioranza o sia un reale proposito. Una cosa è certa: mentre il Governo mostra il pugno duro contro i minorenni, i genitori con figli che non vanno a scuola o contro i disperati che arrivano dal mare stona la mollezza con cui fanno di tutto per garantire l’impunità suii reati commessi dai “colletti bianchi”.
Accade così che nel Paese in cui si inaspriscono le pene per un rave party si ammorbidisca l’attenzione sui delittii contro la pubblica amministrazione, spesso spia di reati di matrice mafiosa. In attesa ovviamente di arrivare a un attacco diretto alla magistratura, appena la maggioranza troverà la quadra.