di Fausto Cirillo
La notizia l’avevamo già anticipata lo scorso 1 ottobre (vedi a fianco), per una volta sperando di essere smentiti. Così purtroppo non è stato: l’Ufficio centrale per i referendum della Cassazione, presieduto dallo scrupoloso Corrado Carnevale, ha decretato ieri l’insufficienza delle firme raccolte in calce a tutti i referendum sulla giustizia. Termina così nella maniera peggiore la campagna di mobilitazione avviata dai radicali di Marco Pannella e sostenuta nelle ultime tre settimane anche da Silvio Berlusconi e da buona parte del Pdl. Ma a perdere è stato in realtà è tutto il Paese, che la prossima primavera non sarà più chiamato a decidere su questioni troppo importanti perché il Parlamento trovi il tempo di occuparsene: abolizione dell’ergastolo, responsabilità civile dei magistrati, eliminazione della custodia cautelare per il rischio di reiterazione nel caso di reati non gravi, separazione delle carriere dei magistrati inquirenti e di quelli giudicanti, cessazione del fenomeno dei magistrati cosiddetti “fuori ruolo” perché collocati al vertice dei gabinetti e degli uffici legislativi dei Ministeri. La bocciatura della Cassazione non ha sorpreso gli stessi Radicali, che avevano già denunciato la presenza di errori formali commessi per mano dei funzionari pubblici così come la ritardata consegna da parte di molti Comuni dei certificati elettorali dei singoli sottoscrittori. «È senz’altro un’occasione mancata» ha commentato ieri a Radio Radicale la segretaria Rita Bernardini. «Tutto si è giocato sul filo dei minuti. Abbiamo tutta la documentazione di decine di pacchi di firme arrivati in ritardo alla Cassazione per ritardi non nostri ma delle società di spedizione o addirittura degli stessi Comuni. Ancora in questi giorni arrivano le firme dalle segreterie comunali…». Bernardini ha anche ricordato l’atteggiamento ostile della sinistra nei confronti dei referendum: «In alcune feste de L’Unità i nostri militanti sono stati persino allontanati mentre tentavano di raccogliere le firme. Vorrei poi ricordare le dichiarazioni di Renzi, che disse che le riforme, e in particolare quella della giustizia, le doveva fare il Parlamento perché non si fanno per referendum». Sì vabbè, campa cavallo.