Giustizia ad andamento lento. Difficile sperare di meglio senza alcun investimento

Difficile sperare in una giustizia più veloce se gli investimenti sono gli stessi da anni. Se non addirittura decrescenti. Il quadro del ministro Orlando.

Difficile sperare in una giustizia più veloce se gli investimenti sono gli stessi ormai da anni. Se non addirittura decrescenti. Il quadro che emerge dalla relazione presentata dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando, alle Camere fa il punto sulle spese relative allo svolgimento del processo penale. Guardando il dato complessivo risulta che nel 2015 sono stati spesi circa 838 milioni di euro. La relazione è suddivisa in tre capitoli di spesa. Il primo è relativo alle “spese di giustizia” quali ad esempio, consulenti, periti, traduttori, custodi, difensori, giudici popolari, testimoni, trasferte per il compimento di atti processuali, e così via. Il dato 2015 evidenzia una spesa di 478 milioni di euro. Tre in più rispetto all’anno precedente, ma anche 12 in meno rispetto al 2012. Il secondo capitolo è relativo alle spese sostenute per le intercettazioni, 230 milioni di euro circa. E, infine, altri 130 milioni relativi ai compensi della magistratura onoraria (giudici di pace, giudici onorari aggregati, giudici onorari di tribunale e vice procuratori onorari).

TELEFONATE AD ALTO COSTO
La flessione maggiore di spesa negli ultimi anni è relativa alle intercettazioni telefoniche, telematiche ed ambientali. Lo scorso anno sono stati utilizzati 230 milioni di euro, con un significativo taglio sullo strumento se si tiene conto che negli anni 2009 e 2010 sono stati spesi rispettivamente 300 e 280 milioni. Risparmi sì, ma armi spuntate per chi deve indagare. Il dato 2015 sulle spese sostenute per le intercettazioni risulta in linea con quello dell’ultimo triennio. Una razionalizzazione, quella sullo strumento delle intercettazioni, adottato in seguito a disposizioni normative del 2012 quando si è deciso che per tagliare le spese il ministero della Giustizia dovesse risparmiare almeno 40 milioni l’anno. Il dato degli ultimi tre anni rimane costante se raffrontato con le previsioni per l’anno 2016 con 70 milioni spesi nei primi quattro mesi, stesso dato del 2015. Si potrebbe arrivare come per l’anno scorso a una spesa per le intercettazioni di 230 milioni di euro. Anche se lo stanziamento di bilancio per l’anno in corso riuslta essere di 205 milioni di euro circa. Ovviamente non è possibile quantificare con precisione assoluta quelle che saranno le spese a causa delle imprevedibili esigenze processuali, oltre ai tempi necessari agli uffici giudiziari per liquidare le fatture (è necessario apposito decreto del magistrato). Sulle intercettazioni pregresse sorge, però, anche un’altra problematica.

I ritardi nei pagamenti delle transazioni commerciali su cui i conti non tornavano. La relazione del ministero della Giustizia evidenzia come a fine 2014 risultavano debiti non ripianati per ben 56 milioni di euro, di cui 22 riferiti proprio a quell’anno e i restanti 34 relativamente all’esercizio dell’anno precedente. Debiti che il ministero attribuisce alle progressive dotazioni di bilancio dovute ai tagli del 2012. Posizioni debitorie che, però, sono state ridotte nel corso del 2015 grazie alla conclusione di accordi transattivi. Che hanno portato a chiudere lo scorso anno con 22 milioni di passivo. Ma che Orlando assicura verranno saldati a breve grazie all’utilizzo di risorse che, si legge nella relazione, “si sono rese disponibili in conto residui”.