Il tempo è galantuomo. Quando realizzammo il lungomare liberato pedonalizzandolo previdi, conoscendo e amando Napoli, che la città sarebbe stata invasa da sport, cultura e turisti divenendo nel giro di dieci anni in questi campi la prima città in Italia. Prima non si riusciva a camminare per i rifiuti, oggi non si riesce a camminare per i turisti. Ci furono proteste, barricate e sberleffi da parte di un pezzo di città, ma la storia ha messo a posto le cose.
Così come quando acquistammo, dal 2017, 25 treni della metropolitana dissi che appena sarebbero andati tutti a regime avremmo raggiunto i tempi di percorrenza delle più importanti metropolitane del mondo; ne seguirono risate e critiche, anche giustificate, perché i tempi della metro per i mancati investimenti del passato erano insostenibili. Che emozione quando vedemmo arrivare i nuovi treni dalla fabbrica spagnola. E ora circolano quotidianamente.
Quello che la storia mette a posto non può essere cancellato dalle menzogne e dalla propaganda del potere. I treni della metro sono stati acquistati dalla nostra amministrazione con fondi europei, nazionali, regionali e comunali. Così come programmazione e finanziamento di tutte le stazioni, ultimate e in fase di completamento, compresa l’ultima, ossia aeroporto. Nulla è produzione della giunta Manfredi-Cosenza, se non i ritardi accumulati, il taglio dei nastri a cui non mancano mai e la propaganda politica. È da aggiungere che i partiti che sostengono questa amministrazione hanno anche operato per danneggiare il trasporto pubblico della città.
Come non ricordare i tagli di risorse dei governi di cui era ministro anche Manfredi e i mancati trasferimenti della giunta regionale De Luca sul trasporto su gomma con l’obiettivo di far fallire l’azienda pubblica e mettere tutto in mani private. Dovemmo ricorrere alla magistratura amministrativa per poter ottenere quello che ci spettava e che indebitamente era stato sottratto alla città. E pensare che De Luca ebbe da Renzi quando era segretario del Pd e premier oltre 500 milioni di euro per risanare l’EAV con i risultati fallimentari che sappiamo.
A noi invece ci lasciavano senza soldi con una doppia finalità politicamente e moralmente riprovevole, oltre che ai limiti della liceità: danneggiare con dolo la città per provocare malcontento e rottura del nostro rapporto di fiducia con il popolo, e per privatizzare tutto perché avevamo interrotto il circuito opaco pubblico-privato con cui si erano nel passato mangiati mezza Napoli.