Era il 25 gennaio 2016. Esattamente due anni fa Giulio Regeni, il ricercatore di Fiumicello, veniva rapito al Cairo, per poi essere torturato e trovato cadavere il 3 febbraio. In 24 mesi, mentre le istituzioni normalizzavano i rapporti con il regime di Al Sisi – opera culminata con la decisione del 14 agosto 2017 di rimandare l’ambasciatore in Egitto – le iniziative dal basso si sono moltiplicate. Oggi cortei in 100 città.
Forse il periodo più nero per i tanti che chiedono e cercano la verità è stato quando il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, dopo un anno e mezzo di evidenti depistaggi e strade sbarrate ai nostri inquirenti, dichiarava: “Siamo convinti che Al Sisi sia un interlocutore appassionato nella ricerca della verità“. Parole che si lasciano commentare da sé visti i fatti. O, meglio, i non-fatti.
Le parole di Pignatone – Ma oggi a parlare, in una lettera inviata al Corriere e a Repubblica, è Giuseppe Pignatone: Giulio Regeni è stato ucciso per le sue ricerche, ed è certo il ruolo dei Servizi. Parole chiare quelle del procuratore capo di Roma, che parla anche di nuovi elementi dell’inchiesta. Il movente, “pacificamente da ricondurre alle attività di ricerca effettuate da Giulio nei mesi di permanenza al Cairo”, e “l’azione degli apparati pubblici egiziani che già nei mesi precedenti avevano concentrato su Giulio la loro attenzione, con modalità sempre più stringenti, fino al 25 gennaio”, sono “punti fermi”.
Il movente e il ruolo dei Servizi sono “punti fondamentali per proseguire l’inchiesta”, e rappresentano “un approdo condiviso con i colleghi egiziani. Un risultato che due anni fa non era per nulla scontato poter raggiungere”, scrive Pignatone, che assicura: “non intendiamo fermarci. Anche se restiamo ben consapevoli della estrema difficoltà di questa indagine”. “Dato che il movente dell’omicidio va ricondotto esclusivamente alle attività di ricerca di Giulio”, sottolinea Pignatone nella lettera scritta a due anni dalla scomparsa di Regeni, “è importante la ricostruzione dei motivi che lo hanno spinto ad andare al Cairo e l’individuazione delle persone con cui ha avuto contatti sia nel mondo accademico, sia negli ambienti sindacali egiziani”. Per questo, spiega il procuratore, “le evidenti contraddizioni tra le dichiarazioni acquisite nell’ambito universitario e quanto emerso dalla corrispondenza intrattenuta da Giulio (recuperata in Italia dal suo computer) hanno imposto di effettuare accertamenti anche nel Regno Unito, resi possibili dalla efficace collaborazione delle autorità d’Oltremanica.I risultati di tali attività – anche di perquisizione e sequestro di materiale – a un primo esame sembrano utili e sono allo studio dei nostri investigatori”.
Le iniziative – Oggi, intanto, l’Italia tutta si tinge di giallo per ricordare Regeni. A due anni esatti dalla scomparsa a Il Cairo del ricercatore friulano, domani alle 19.41 – l’ora dell’ultimo messaggio inviato da Giulio – oltre 100 piazze, da Nord a Sud, da Roma al Friuli Venezia Giulia, risponderanno all’appello della famiglia e di Amnesty International e, con fiaccole gialle, chiederanno verità e giustizia per il giovane torturato e ucciso in Egitto. La famiglia, come ha confermato all’Ansa la madre, Paola Deffendi, parteciperà all’iniziativa organizzata nella piazza di Fiumicello (Udine), paese natale di Giulio. Alle 19.41 i partecipanti alzeranno la loro fiaccola gialla e rimarranno in silenzio per qualche minuto.