di Nicoletta Appignani
Giudici di serie B, schiavi di una casta sempre più potente, quella dei magistrati. Che adesso però sono stanchi e chiedono una riforma. Si tratta dei giudici onorari, i portaborse di una giustizia che nel loro caso è pagata a cottimo: 3.721 professionisti che non conoscono affatto i benefici della carriera e delle pensioni d’oro e che, per di più, vengono esclusi dall’elettorato attivo e passivo presso il Consiglio Superiore della Magistratura, senza essere nemmeno tutelati dall’Associazione Nazionale Magistrati. I giudici onorari, infatti, si trovano a dover lavorare anche in caso di gravidanza o di malattia, senza aver la benché minima copertura economica. E questo per una retribuzione che oscilla tra gli 800 e i 1.000 euro al mese, ben lontana da quella dei loro colleghi di ruolo. Perché se è vero che normalmente i magistrati godono di stipendi d’oro per cercare di arginare il rischio corruzione, i giudici onorari, che finora non hanno neanche avuto la possibilità di richiedere trasferimenti da un ufficio all’altro, guadagnano meno di un usciere. Il tutto per incarichi che durano al massimo tre anni, in teoria rinnovabili una sola volta, anche se a suon di proroghe, ormai molti di loro svolgono la professione da almeno 15 anni. Nessun diritto, insomma, ma molti doveri, perché attualmente “i giudici onorari amministrano oltre il 40% del contenzioso, mentre i Viceprocuratori onorari ne amministrano oltre il 60%” spiega Raimondo Orrù, vicepresidente della Federmot, la Federazione Nazionale Magistrati Onorari di Tribunale. Un incarico che non è retribuito ma appunto pagato a cottimo, con un rimborso spese di 74 euro circa per ogni giorno in cui si tiene udienza, senza retribuzione per le sentenze emesse.
E proprio su questo si basa la riforma proposta dai giudici onorari: secondo i calcoli effettuati dal Consiglio dell’ordine di Roma e dalla Federmot, ci sarebbe un modo per recuperare almeno un miliardo di euro da parte dello Stato: “Basterebbe assegnare ai giudici onorari l’arretrato di cause che oggi penalizza totalmente il profilo qualitativo del nostro sistema giustizia, peraltro il più caro di Europa” spiega Orrù. Assegnando questo arretrato, secondo i calcoli, in quattro anni si potrebbero definire 5 milioni e mezzo di fascicoli arretrati e questo determinerebbe l’incasso della tassa di registro, pagata dal cittadino una volta che è disponibile la sentenza. Con questa riforma lo Stato guadagnerebbe e, in base alle richieste, anche i giudici onorari, che verrebbero retribuiti con una percentuale sulla tassa di registro. Un tesoretto che però rimane blindato negli armadi dei tribunali italiani. Ormai coperti di polvere.