Giù le mani della politica dalla Sanità. Ora non è più solo uno slogan. Il primo atto concreto arriva da un emendamento del relatore al decreto Fiscale, Emiliano Fenu del Movimento 5 Stelle, approvato ieri in commissione Finanze del Senato. Riassunto alla perfezione da un post del ministro della Salute, Giulia Grillo, su Facebook: “Mai più i controllati saranno i controllori”.
La norma corregge, di fatto rottamandola, la previsione, introdotta dal Governo Renzi a partire dal 2017, che consentiva ai governatori di Regione di rivestire contemporaneamente anche la carica di commissario per il Piano di rientro sanitario. Stop al “doppio ruolo”, insomma, con il ritorno alla vecchia disciplina prevista dal Patto per la salute 2014-2016. Ma non è tutto. La nuova norma si applicherà anche ai commissariamenti in corso, fissando un termine di 90 giorni per procedere alle nuove nomine laddove il ruolo di commissario sia attualmente rivestito dai governatori, come in Campania e nel Lazio. “Il controllore non può più essere il controllato – chiarisce la Grillo -. Chi ha provocato il dissesto non può risanarlo”. Un evidente conflitto di interessi sanato dall’incompatibilità tra le due cariche indrodotta dall’emendamento Fenu. “Mai più pazienti abbandonati a se stessi, mai più nomine agli amici, mai più corruzione negli appalti – prosegue la ministra della Salute, rivendicando la promessa mantenuta dal Movimento 5 Stelle -. Abbiamo sempre sostenuto che le Regioni con una sanità disastrata hanno bisogno di un commissario a tempo pieno”.
E non finisce qui. A rincarare la dose ci pensa la capogruppo M5S in commissione Igiene e Sanità del Senato, Domenica Castellone. “Abbiamo annunciato fin da subito che tra i nostri primi impegni ci sarebbe stato quello di togliere, una volta per tutte, le mani della politica dalla sanità. E lo stiamo facendo – assicura -. Così come ci eravamo assunti una precisa responsabilità politica. Ovvero, di eliminare quell’assurda quanto paradossale norma scritta dal governatore della Campania De Luca su misura per se stesso e imposta all’allora governo ‘amico’ del premier Renzi”. Ma non finisce qui. Perché, annuncia la Castellone, l’emendamento sull’incompatibilità governatore-commissario, che dopo quello della commissione dovrà incassare anche il placet dell’Aula di Palazzo Madama, è solo il primo passo. “Sta per finire un paradosso con la speranza di una sanità che sarà gestita esclusivamente per migliorare la qualità dell’assistenza – conclude la parlamentare grillina -. Il nostro prossimo atto sarà nei contenuti della proposta a nostra firma che punta a modificare i criteri di nomina dei dirigenti sanitari”.
Per completare la crociata di liberazione della sanità pubblica dalla politica. Subordinando le nomine “a criteri di trasparenza e meritocrazia, così da fare ordine, una volta per tutte, anche su compensi e responsabilità di manager e dirigenti di struttura”. L’ultima bordata contro la commistione politica-sanità arriva addirittura dal presidente della commissione Antimafia, Nicola Morra: “Finiscono i favori per gli amici degli amici anche in una Regione, la Calabria, che a causa dei queste scellerate gestioni, purtroppo, vanta un tasso altissimo per emigrazione sanitaria”.