Giravolta della Lega sulle trivelle. Dal Sì del leader del Carroccio Matteo Salvini, al referendum contro le perforazioni in mare del 2016, al Nì del viceministro leghista allo Sviluppo economico, Dario Galli, sull’emendamento del Mise per bloccare le autorizzazioni.
Nel 2016 la Lega era fermamente convinta della necessità di votare sì al referendum con cui si chiedeva agli elettori di fermare definitivamente le trivellazioni in mare. Per tutelare il territorio, spiegava un volantino del Carroccio e affermava lo stesso Salvini in un video ancora reperibile, “mettendolo al riparo dai pericoli delle attività di estrazione petrolifera”.
Non proprio la stessa posizione espressa in queste ore da diversi esponenti della Lega. Prima tra tutti il viceministro Galli che ha dichiarato che sullo stop alle trivelle “si sta discutendo, c’è questa proposta di emendamento e si sta trovando l’equilibrio giusto perché credo le posizioni siano abbastanza chiare”.
“Bisogna salvaguardare l’interesse del rispetto ambientale – ha aggiunto Galli -, ma c’è anche un paese che ha necessità di altro tipo e che in ogni modo bisogna il più possibile soddisfare al minor costo possibile. Come in tutte le cose bisogna fare un’analisi adeguata perché il risultato finale sia il miglior compromesso con il risultato economico complessivo. Portarsi a casa qualche soldo facendo un danno che alla fine costa molto di più di qualche soldo immediato non è un vantaggio economico”.
Più esplicito il sottosegretario all’Ambiente, sempre della Lega, Vannia Gava. “Non posso approvare una impostazione tutta volta a dire ‘No’ – ha dichiarato l’esponente del Carroccio -, come quella che sta alla base dell’emendamento dei 5 Stelle sul tema delle trivelle. E’ sbagliato bloccare le autorizzazioni per le trivelle: non possiamo consentire che la paura blocchi lo sviluppo. Questo Paese ha bisogno di una vera politica energetica che non può dipendere dall’acquisto dall’estero perché questo, oltre a portare costi sulle bollette dei cittadini, ci rende anche estremamente deboli”.
Per il sottosegretario “questi insediamenti devono sottostare a precise valutazioni di impatto ambientale che li rendono compatibili con l’ecosistema”. “Senza contare – ha concluso Gava – che questo comparto imprenditoriale è un’eccellenza che genera posti di lavoro. Noi non vogliamo cercare motivi per bloccare le aziende e lo sviluppo, ma vogliamo cercare una strada assieme per fare le cose, facendole bene”.