Giovani senza Garanzia, nessun filtro per gli annunci di lavoro. E il ministero sta a guardare

Annunci del genere non sono stati pubblicati su un generico sito Internet quanto sul portale di Garanzia Giovani, il progetto europeo rivolto a quei Paesi con una percentuale di giovani senza lavoro superiore al 25%

C’è chi ricerca “conduttori di macchine utensili automatiche e semiautomatiche industriali”, chi un “carpentiere di bordo”, chi un “cuoco pizzaiolo” e chi, ancora, “uno shampista e colorista in un’attività di parrucchiere” o “un addetto alla verniciatura a polvere”. Ovviamente con “esperienza pregressa”. Tutte occupazioni rispettabilissime quanto necessarie, sia ben chiaro. Se non fosse per il fatto che annunci del genere non sono stati pubblicati su un generico sito Internet quanto sul portale di Garanzia Giovani, il progetto europeo rivolto a quei Paesi con una percentuale di giovani senza lavoro superiore al 25% su cui Bruxelles ha investito 6 miliardi di euro, gestito dal ministero del Lavoro guidato da Giuliano Poletti.

Il piano, partito il 1° maggio 2014 e per il quale l’Italia ha ricevuto 1,5 miliardi, dovrebbe infatti garantire a neo-diplomati e neo-laureati, disoccupati e inattivi la possibilità di un’offerta qualitativamente valida di formazione o lavoro. E invece su garanziagiovani.gov.it si trovano queste e altre proposte di tirocinio, apprendistato e stage che qualcuno non esita a definire di “dubbia legittimità” visto che hanno poco a che vedere con lo spirito originario della Youth Guarantee. Perché, viene da chiedersi, proporre un tirocinio per ricoprire la posizione di “addetto vendita di prodotti di pasticceria”? O un contratto di lavoro a tempo determinato per “operai addetti ai servizi di igiene e pulizia”? E ancora: perché usare come forma contrattuale l’apprendistato per ricercare “addetti alla preparazione, alla cottura e alla vendita di cibi in fast food, tavole calde, rosticcerie ed esercizi assimilati”? Vai a saperlo.

Ma non solo. C’è infatti anche un altro problema, che riguarda il carattere “discriminatorio” degli stessi annunci. “Recenti annunci pubblicati sul portale si caratterizzano per la ricerca di figure femminili da inserire, perlopiù, in mansioni che prevedono il contatto con il pubblico: segreteria, consulenza, assistenza”, spiega a La Notizia Federica De Luca, Adapt junior fellow. “Il tutto – aggiunge – senza specificare la necessità di un’esperienza pregressa maturata in questi campi o alternativi criteri di selezione. Poiché l’unico requisito è costituito dal genere di appartenenza, il lavoro perde la propria funzione sociale di valorizzazione e conferimento di dignità alla persona, oltre a perpetrare fenomeni di segregazione orizzontale nel mercato”. Il problema di base, spiega De Luca, “è che non sembra esserci un controllo preventivo da parte del ministero sulla qualità degli annunci pubblicati e spesso, purtroppo, nemmeno la sensibilità adeguata a comprendere la portata discriminatoria del messaggio veicolato. La normativa prevede un apparato sanzionatorio che potrebbe essere azionato in casi di questo tipo, tuttavia le modalità di accesso ai rimedi in questione sono tutt’oggi oscure ai più”.