Giornata nazionale contro il racket, ecco la proposta delle Ong

Il 10 gennaio: una giornata per dire no al racket, ricordare le vittime e rafforzare l'impegno collettivo contro le mafie

Giornata nazionale contro il racket, ecco la proposta delle Ong

Libero Grassi pubblicò la sua lettera al “caro estortore” il 10 gennaio 1991 sul Giornale di Sicilia. La sua voce, ferma e inequivocabile, rimbalzò come uno schiaffo contro l’omertà e la paura che avvolgevano Palermo. Quelle parole lo condannarono: il 29 agosto dello stesso anno fu assassinato dalla mafia. Ma, a distanza di oltre tre decenni, la sua scelta di non piegarsi continua a scuotere le coscienze.

A oltre trent’anni da quel giorno, l’associazione Sos Impresa Rete per la Legalità, in collaborazione con Solidaria, ha proposto di istituire, per il 10 gennaio, la prima Giornata Nazionale Antiracket. Un evento che non è solo un omaggio a Grassi, ma un invito a trasformare il coraggio individuale in un impegno collettivo. Perché il racket non è un problema isolato: è un cancro che infetta intere comunità, soffoca l’economia locale e alimenta la catena del potere criminale.

La mappa del racket: dati e tendenze

I dati del Ministero dell’Interno fotografano un fenomeno ancora radicato. Nel 2024 le denunce per estorsione sono aumentate del 12% rispetto all’anno precedente, un segnale positivo che indica maggiore fiducia nelle istituzioni, ma anche la persistenza di un problema strutturale. Le regioni più colpite restano la Sicilia, la Campania e la Calabria, dove il controllo mafioso sui territori è ancora forte. Tuttavia, gli ultimi rapporti evidenziano anche una crescita dei casi in alcune aree del Nord, a dimostrazione che nessuna parte del Paese può dirsi immune.

Nonostante i progressi, il 2024 è stato segnato da episodi significativi legati al racket. A Palermo, per la prima volta, gli operai di un’impresa edile hanno denunciato le intimidazioni mafiose, costituendosi parte civile contro i responsabili. Questo episodio segna una svolta importante, dimostrando che anche chi vive quotidianamente il rischio può trovare la forza di ribellarsi. Un altro caso simbolico ha riguardato un imprenditore del Sud che, supportato da associazioni come SOS Impresa, ha denunciato un’estorsione milionaria, contribuendo all’arresto di un gruppo criminale.

Esempi di resistenza: la forza delle denunce

“Chi parla è più al sicuro di chi subisce e sta zitto”, scriveva Grassi nella sua lettera. Eppure, denunciare non è semplice. La paura di ritorsioni e l’isolamento sociale pesano come macigni sulle spalle di chi decide di rompere il silenzio. Domani, la Giornata Antiracket si estenderà da Palermo a Napoli, da Campobasso a Ravenna, coinvolgendo scuole, imprese e associazioni. A Palermo, la Camera di Commercio ospiterà un incontro dalle 11 alle 13:30, con interventi di figure chiave come Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, e Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia. Sarà presente anche Davide Grassi, figlio di Libero, che porta avanti la memoria del padre come un faro per chi oggi sceglie di resistere.

Non si tratta solo di parlare alle vittime. Il messaggio è rivolto anche alle istituzioni, chiamate a garantire protezione e supporto, e ai cittadini, invitati a non voltarsi dall’altra parte. La lotta al racket non è una battaglia privata: è una questione di civiltà. “La legalità è un valore condiviso”, ha dichiarato Luigi Cuomo, presidente di SOS Impresa, sottolineando l’importanza di un impegno trasversale che coinvolga tutti.

Il fondo di solidarietà per le vittime del racket, pur essendo uno strumento prezioso, necessita di procedure più snelle e di una maggiore diffusione sul territorio. Le associazioni che offrono supporto legale e psicologico alle vittime devono essere rafforzate, non lasciate sole a fronteggiare un problema di dimensioni nazionali.

La sfida è enorme, ma non impossibile. Ogni passo avanti è una vittoria. Ogni voce che si unisce al coro di chi dice no al racket è un mattone in più nella costruzione di un’Italia diversa. Domani, 10 gennaio, non è solo una data sul calendario: è un monito e una speranza. Un monito per ricordarci quanto ancora c’è da fare, una speranza che un futuro senza paura sia possibile.