Giornata mondiale dei profughi, Meloni rispolvera il Piano Mattei. Per non parlare dell’emergenza

Perché il Piano Mattei del governo italiano non risolve la crisi dei profughi e si occupa del futuro per non vedere il presente.

Giornata mondiale dei profughi, Meloni rispolvera il Piano Mattei. Per non parlare dell’emergenza

Che nella Giornata mondiale dei profughi, indetta dalle Nazioni unite il 20 giugno di ogni anno, il governo italiano rispolverasse il Piano Mattei è una curiosa coincidenza. L’Unchr ha inteso rimarcare l’urgenza di adottare soluzioni immediate per migliorare le condizioni di vita di milioni di persone, tra cui anche bambini.

L’obiettivo principale – spiegano dalle Nazioni unite –  è quello di rimuovere gli ostacoli all’inclusione nella vita sociale, economica e politica, garantendo a ciascun individuo la possibilità di costruirsi un futuro. In esilio, i rifugiati hanno il diritto di prendere parte attivamente alla comunità che li ha accolti, attraverso l’inserimento lavorativo, lo sport, la scuola e le altre attività.

Piano Mattei o campagna d’Africa?

Alla parola profughi la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e i suoi ministri hanno una sola reazione, la chiusura, il respingimento, la filatura di una favola che li faccia scomparire dal dibattito pubblico. Per questo nella Giornata mondiale dei profughi l’asse della discussione dalle nostre parti si è spostato sul cosiddetto Piano Mattei, ossia l’architettura orchestrata dal governo per contrastare l’epocale fenomeno delle migrazioni.

“Se il Piano Mattei sarà un successo e riuscirà davvero a costruire quel nuovo modello di cooperazione e sviluppo con le Nazioni africane che abbiamo in mente molto dipenderà dal contributo delle nostre imprese e dalla possibilità di mettere le loro energie e la loro concretezza al servizio di questa iniziativa”, ha detto ieri la presidente del Consiglio in un videomessaggio ad una iniziativa di Confcommercio dedicata al contributo del settore privato italiano al Piano Mattei per l’Africa.

Per Meloni “la concretezza è il tratto distintivo” del Piano che si dovrebbe svolgere “su sei direttrici di intervento, che sono istruzione e formazione, salute, agricoltura, acqua, energia e infrastrutture”. Fa niente che l’interscambio commerciale tra l’Italia e l’Africa sia in discesa, con un calo sul 2023 del 14,6% sull’anno precedente (fonte Sace su dati Istat). Il messaggio di fondo è sempre lo stesso: “Aiutiamoli a casa loro”, lasciando intravedere perfino un guadagno per le imprese italiane. Il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana lo dice a chiare lettere: il Piano Mattei può “migliorare le condizioni di vita degli immigrati, evitando situazioni incontrollate e favorendo un miglior equilibrio dei flussi migratori”. Evviva la sincerità.

Piano Mattei, l’altra prospettiva

Che si aggiunge a quella del ministro della Difesa Guido Crosetto nel corso del convegno sul Piano Mattei preso il Centro Alti Studi per la Difesa: “Se regaliamo tutta la parte che può crescere nel mondo e che ha le principali riserve all’altro lato della forza, per usare un termine da Guerre Stellari, come possiamo pensare di vincere la sfida tecnologica e commerciale del futuro?”, ha detto.

Insomma, mica vorremmo farci scippare l’Africa? “Ci siamo presi l’onere di parlare non solo del presente ma anche del futuro, di spiegare all’Europa prima e alla Nato poi alcuni concetti” sull’Africa, ha spiegato Crosetto. Già, ma il presente? Come evidenzia uno studio dell’Unhcr, nel 2023 le persone in fuga nel mondo sono state 117.3 milioni: si tratta di una cifra record. Nello stesso anno, secondo i dati Eurostat, sono state anche presentate più di 1 milione di richieste di asilo nei 27 Stati membri dell’Unione europea, mentre in Italia, stando ai numeri del ministero dell’Interno, sono sbarcate circa 158mila persone.

La maggior parte dei rifugiati viene accolta nei Paesi limitrofi a quelli colpiti da guerre e crisi umanitarie. L’Unhcr ribadisce che viene sovrastimata la portata reale dei flussi verso l’Italia e l’Europa visto che il 75% dei rifugiati viene accolto nei Paesi a basso e medio reddito. In pratica la disperazione che costringe alla mobilità viene amplificata (distorta) dalla propaganda per trasformarla in allarme.

Presente ignorato

Il presente sono le guerre da cui milioni di persone fuggono ma – avvisa il rapporto dell’Agenzia della Nazioni unite – ma anche il disastro climatico. Solo che l’Unione europea ha “dimenticato” i migranti climatici nelle sue azioni politiche. Ieri l’Ue ha ribadito “il suo fermo impegno a favore del diritto di chiedere e godere di asilo e del principio di non respingimento, sancito sia dalla Convenzione sui rifugiati del 1951 che dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE, che devono essere sempre rispettati”.

Ma a Bruxelles come a Roma l’imperativo è solo uno, la deterrenza. Oxfam racconta che nei 10 dei Paesi più colpiti al mondo dall’alternarsi di inondazioni e siccità sempre più frequenti e devastanti, il numero di sfollati è più che raddoppiato nell’ultimo decennio. Solo nel 2023 centinaia di migliaia di persone sono state costrette a fuggire 8 milioni di volte dalle proprie case per mettersi in salvo. Da 3,5 milioni nel 2013  siamo passati a 7,9 milioni nel 2023, ossia il 120% in più rispetto a 10 anni fa (secondo i dati del Global Internal Displacement Database). Discutere di improbabili Piani Mattei significa non avere contezza del presente e del futuro prossimo. È una promessa vana di chi vorrebbe fermare il vento con le mani.