La Giornata internazionale dei migranti è uno specchio. Secondo l’Unicef, il 25% dei giovani italiani crede che le persone migranti siano più della metà della popolazione, mentre in realtà rappresentano solo l’8,7%. Lo scarto non è un errore, è l’effetto di una narrazione che trasforma i numeri in paura e i volti in minaccia. Una distorsione che alimenta un dibattito pubblico fatto di stereotipi, lasciando sullo sfondo le storie reali.
Tra dati e percezioni: la distorsione della realtà migratoria
Rosario Valastro, presidente della Croce Rossa Italiana, ripete l’ovvio dicendo che “nessun essere umano è illegale”. Peccato che l’ovvio si scontri con la realtà dei Centri di permanenza per il rimpatrio. Maria Grazia Gabrielli della Cgil li definisce luoghi dove la dignità viene calpestata, l’umanità ridotta a burocrazia. Secondo i dati forniti dalla Croce Rossa, negli ultimi cinque anni milioni di persone hanno intrapreso rotte migratorie estremamente rischiose, spinte da conflitti, disastri ambientali e crisi economiche. I Centri di permanenza, invece di rappresentare un luogo di transito dignitoso, si trasformano in una detenzione forzata. Sbarre dopo le sofferenze.
Eppure, c’è chi vede nella migrazione un’opportunità. Sauro Rossi, segretario confederale della Cisl, insiste sulla necessità di politiche che garantiscano lavoro dignitoso e regolare. Con una crisi demografica in atto e settori strategici in sofferenza, l’inclusione diventa una questione di sopravvivenza economica. Le proposte della Cisl puntano su percorsi regolari e semplificazione burocratica ma anche su una visione di lungo periodo che superi l’emergenza. La formazione nei paesi d’origine e una gestione bilaterale dei flussi sono alcune delle misure indicate per costruire una migrazione ordinata e sostenibile.
L’indagine Unicef racconta una Generazione Z divisa: aperta alla diversità ma ancora intrappolata in un contesto discriminatorio. Il 93% dei giovani ha subito o assistito a episodi di discriminazione. Tra chi ha un background migratorio, il 36% segnala pregiudizi religiosi, il 17% discriminazioni legate al colore della pelle, il 31% alla condizione di migrante. Numeri che non chiedono solo analisi, ma azioni. La Croce Rossa sottolinea l’importanza di investire nella coesione sociale, un processo che passa dalla scuola, dai media e dai luoghi di lavoro. Tuttavia, questi interventi restano insufficienti senza una volontà politica che li sostenga.
Sul fronte politico, le risposte tardano. L’Italia ha sospeso l’esame delle domande di asilo per chi proviene dalla Siria, un Paese ancora devastato. Una decisione che, come sottolineato dalla Cgil, equivale a negare la protezione internazionale. L’Europa, dal canto suo, erige barriere più che ponti, spinta da un patto sulla migrazione che crea divisioni anziché soluzioni. Mentre si parla di “solidarietà flessibile” migliaia di persone rimangono bloccate in situazioni di incertezza giuridica e umanitaria.
Migranti, politiche mancanti e diritti sospesi: un’Europa dietro ai muri
Secondo i dati presentati dalla Croce Rossa, negli ultimi anni i conflitti e il cambiamento climatico hanno spinto milioni di persone lungo rotte migratorie sempre più pericolose. Questi flussi non sono fenomeni temporanei, ma la nuova geografia di un mondo segnato dalle disuguaglianze. L’Onu, con la Convenzione del 1990, aveva posto le basi per garantire dignità e diritti ai lavoratori migranti, ma la distanza tra gli intenti e la pratica resta abissale.
“Abbiamo bisogno di politiche coraggiose che riconoscano il contributo delle persone migranti”, ha affermato Sauro Rossi. Ma le politiche attuali sembrano più interessate a spostare il problema che a risolverlo. La sospensione delle domande di asilo e la crescente militarizzazione delle frontiere sono segnali di una visione che continua a trattare la migrazione come un’emergenza, anziché come una dinamica strutturale. Nel frattempo, i Centri di permanenza per il rimpatrio restano al centro delle critiche internazionali per le condizioni spesso disumane.
Dietro ogni statistica c’è una storia, dietro ogni storia un diritto.