Dieci dicembre, Giornata dei diritti umani una nuova inchiesta inchioda l’Europa. Lighthouse Reports, un’organizzazione non governativa di giornalismo collaborativo, ha denunciato l’esistenza di centri non ufficiali di detenzione lungo i confini di Bulgaria, Ungheria e Croazia.
I giornalisti di Lighthouse Reports inchiodano l’Ue: “Centri di detenzione profughi illegali al confine est”
Le testimonianze e le riprese video dimostrano una sistematica violazione del diritto internazionale alle porte d’Europa. Nelle foreste della montagna Strandja, ultimo lembo di terra bulgara prima del confine con la Turchia, i camion militari dell’esercito bulgaro trasportano rifugiati afghani fino al confine. Vengono imprigionati e maltrattati, prima di essere espulsi nella foresta di latifoglie del Mar Nero orientale. Un gruppo di ragazzi afghani racconta l’ennesimo respingimento dell’esercito bulgaro. Sono laceri e sono stati derubati di tutto.
“Le rivelazioni di Lighthouse Reports su questi centri di detenzione non ufficiali conferma una preoccupante tendenza osservata in passato da Amnesty International lungo vari confini dell’Unione europea. Con l’obiettivo di tenerle fuori dalle frontiere esterne dell’Unione europea, le autorità di questi stati trattengono persone in tende, container, furgoni di polizia spesso in foreste isolate o in altre zone inaccessibili. Queste tattiche intenzionali consentono alle autorità di eseguire rapidamente respingimenti illegali, ignorare le richieste di asilo e commettere ulteriori violazioni dei diritti umani”, ha commentato Jelena Sesar, ricercatrice di Amnesty International sui Balcani occidentali.
I governi rifiutano di ammettere l’esistenza di questi centri
I governi rifiutano di ammettere l’esistenza di questi centri o, cinicamente, li definiscono strutture ‘temporanee’ o ‘informali’ se non addirittura ‘centri umanitari’, solo per evitare di assumersi ogni responsabilità. Sulla base del diritto internazionale e delle leggi dell’Unione europea, i governi sono obbligati ad assicurare i diritti umani fondamentali alle persone private della loro libertà, consentendo tra l’altro di comunicare con familiari e amici e di avere accesso alla difesa legale e alle cure mediche.
Il silenzio sul caso di Aleksandra Skochilenko
“I governi che gestiscono quei centri non ufficiali di detenzione stanno chiaramente violando il diritto internazionale”, ha sottolineato Sesar. Ma i diritti umani in questo fine 2022 sanguinano dappertutto. Le organizzazioni internazionali, ad esempio, chiedono di accendere i riflettori su Aleksandra Skochilenko, arrestata con l’accusa di “diffusione pubblica di informazioni consapevolmente false sull’utilizzo delle Forze Armate della Federazione Russa” – un nuovo articolo del codice penale, introdotto frettolosamente dal governo russo a marzo 2022 per cercare di fermare le critiche della popolazione russa sull’invasione dell’Ucraina.
Dall’11 aprile Aleksandra è in detenuta in attesa di processo, in condizioni terribili. Ogni giorno, Aleksandra viene molestata dalle guardie carcerarie e dalle sue compagne di cella. Qualora venisse condannata, Aleksandra rischierebbe fino a 10 anni di reclusione. In Iran, l’8 dicembre, il regime della repubblica islamica ha assassinato Mohsen Shekari, reo di aver preso parte alle proteste contro il regime teocratico e sanguinario degli ayatollah in Iran.
Con questo atto il regime iraniano mostra ancora una volta il suo vero volto al mondo e alla faccia di coloro che fino a qualche giorno fa, in Italia, erano pronti a stringere la mano del suo ministro degli esteri. Alcuni giorni fa è stata data la notizia della condanna a morte di Fahimeh Karimi (compagna di cella di Alessia Piperno), allenatrice di pallavolo, madre di tre bambini piccoli, arrestata a “Pakdasht”, nella provincia di Teheran, oltre un mese e mezzo fa.
L’accusa, secondo quanto riportato dai media locali, sarebbe quella di aver sferrato dei calci a un paramilitare in una delle manifestazioni. Sempre in Iran tre minorenni sono sotto processo in tribunali per adulti, in violazione della Convenzione dei diritti dell’infanzia, che l’Iran ha ratificato. Amnesty International sottolinea come “Israele continui a perpetrare violazioni dei diritti umani diffuse e sistematiche contro i palestinesi, compresi i minori, in un contesto di decenni di discriminazione, segregazione e persecuzione sponsorizzate dallo stato”.
Ci sono prove che il trattamento di Ahmad Manasra (arrestato nel 2015 quando aveva solo 13 anni e in isolamento da anni nonostante soffra di schizofrenia, di allucinazioni psicotiche ed è gravemente depresso con pensieri suicidi) si adatta a un modello più ampio di discriminazione contro i minori palestinesi nel sistema di giustizia penale israeliano.
Secondo Amnesty International circa 170 palestinesi attualmente detenuti sono stati arrestati quando erano minori
Secondo i registri di Amnesty International, circa 170 palestinesi attualmente detenuti sono stati arrestati quando erano minori. In molti di questi casi è stato negato loro un processo equo in linea con gli standard internazionali e la protezione prevista dal sistema di giustizia minorile.
In altri casi sono stati sottoposti a tortura o altri maltrattamenti. Poi c’è la Libia, di cui tutti sanno tutti. C’è l’Egitto, c’è il “rinascimento saudita” che condanna a morte. C’è il Qatar che ha costruito i suoi stadi sulla pelle dei lavoratori. Nella giornata dei diritti umani non basterebbe un giornale intero per raccontare quanto ci sarebbe da fare.