Il leader della lega Matteo Salvini in queste settimane di campagna elettorale, dalla sua posizione di partito di governo, poteva decidere di fare battaglie sul catasto, sul fisco, sul lavoro, insomma su quei temi che nel popolo delle partite Iva trovano terreno fertile. Invece ha preferito strizzare l’occhio alle proteste dei no Green Pass, peraltro con varie giravolte e prese di posizione volutamente ambigue, passando dal no secco alla certificazione verde alla scelta di vaccinarsi per non apparire agli occhi di Draghi come un impresentabile No Vax.
Così il Capitano di lotta e di governo ha finito per confondere ancor di più gli elettori e, complice tutta una serie di altri fattori, ha subito una in questa tornata di amministrative una sonora sconfitta. A tutto vantaggio di Giorgia Meloni che ieri, ospite di Porta a Porta su Rai1, pur ribadendo che “La sfida è crescere tutti insieme” nel centrodestra, ha sottolineato che “rispetto ai dati altissimi della Lega alle Europee credo ci sia un elettorato di ritorno di destra”. Ergo: la sua battaglia è consolidare la sua posizione di forza e far tornare a casa gli elettori che non votavano più FdI perché temevano di non incidere sul voto: “avevamo i voti nel congelatore”, spiega.
Nel congelatore – per il momento – anche la partita sulla leadership interna del centrodestra, ora la priorità è il ballottaggio a Roma che vede tra i due contendenti il “suo” candidato Enrico Michetti, tanto che dalla leader dell’opposizione arriva sonora la stoccata a Giorgetti: “Ora i giochi sono finiti: i candidati scelti dal centrodestra si sostengono senza le dichiarazioni in libertà, per esempio in favore di Calenda da parte di esponenti di governo”, ha affermato riferendosi senza citarlo, al ministro leghista e al suo endorsement per il leader di Azione nella corsa al Campidoglio.
Ma il centrodestra unito è funzionale solo in campagna elettorale: vane le speranze di Silvio Berlusconi, ieri sbarcato nella Capitale per rimettere insieme i cocci di un centrodestra diviso. Anche se FI è ormai ridotta al lumicino – le liste azzurre sono andate male ovunque, tranne in Calabria, dove a trascinare il partito è stato però il candidato forte sul territorio Roberto Occhiuto (leggi l’articolo), il Cav spera ancora di costruire una federazione di centrodestra che lo porti al Colle. Ma Giorgia non guarda in faccia a nessuno e pur di andare presto al voto ha chiarito di essere disposta a votare Draghi al Quirinale.