Al network statunitense Fox News, Giorgia Meloni avverte le cancellerie internazionali: può essere lei la prima donna a guidare il governo nella storia d’Italia. “Sarebbe per me un grande onore, dice la presidente di FdI e tranquillizza l’Occidente: “Noi siamo sicuri della posizione che l’Italia deve mantenere per difendere il proprio interesse nazionale”.
Giorgia Meloni avverte le cancellerie internazionali: può essere lei la prima donna della storia a guidare il governo italiano
Il suo partito, d’altra parte, anche dall’opposizione ha aiutato il governo Draghi a sostenere l’Ucraina. “Quel conflitto – dice parlando già da premier – è la punta dell’iceberg di un processo che punta ad una revisione dell’ordine mondiale. Se l’Occidente perde, a vincere sono la Russia di Putin e la Cina di Xi; e nell’Occidente gli europei sono quelli che pagheranno le conseguenze peggiori”.
Nel frattempo c’è però una campagna elettorale ancora da vincere, ed ecco allora i cavalli di battaglia di sempre, a partire dal blocco navale per fermare gli immigrati. Bisognerebbe “trattare insieme alla Libia la possibilità che si fermino i barconi in partenza, l’apertura in Africa di hotpsot, la valutazione in Africa di chi ha diritto a essere rifugiato e chi invece è immigrato irregolare”, dice la leader di FdI inseguendo Salvini sul suo terreno preferito, sapendo che il leader della Lega è l’avversario da battere per entrare a Palazzo Chigi, a meno di un sussulto delle sinistrei.
Immediata la replica di Salvini, che lancia l’idea di un commissario straordinario per gestire i flussi “che arrivi dall’Esercito o dall’Arma dei carabinieri”. Salvini fa anche i nomi di Figliuolo e Bertolaso. Berlusconi sceglie invece il fronte economico e rilancia l’introduzione di una flat tax al 23% uguale per famiglie e imprese”.
Parlando a Radio Montecarlo il Cavaliere mette dentro un po’ tutto: dalle pensioni minime da portare a mille euro (contando sulla poca memoria degli anziani visto che era una sua promessa di molti anni fa) e attaccando la coalizione di Centrosinistra, caso mai ce ne fosse bisogno visto gli autogol che si fa da sola.
Intanto, però, i centristi sparigliano le carte del Centrodestra e a sette giorni dall’accordo siglato dai leader mettono in discussione l’intesa sui candidati nei collegi uninominali. L’annuncio, inatteso, prevede che Noi con l’Italia di Maurizio Lupi e Italia al centro di Giovanni Toti diano vita a una lista comune con relativo contrassegno elettorale che correrà in coalizione con il Centrodestra.
Seguono a ruota l’Unione di centro di Lorenzo Cesa e Coraggio Italia di Luigi Brugnaro. Anche loro correranno in una nuova lista e con un simbolo comune. La rinnovata fisionomia centrista fa quindi saltare gli accordi presi dai leader la settimana scorsa secondo cui a Noi con l’Italia e Coraggio Italia sarebbero stati riservati undici collegi (in carico a Fratelli d’Italia), mentre l’Udc avrebbe inserito i propri candidati nelle liste di Forza Italia.
Al vertice non aveva partecipato però Italia al centro, la formazione cui ha dato vita Toti nei mesi scorsi, dopo lo strappo con Brugnaro. Dopo l’ingresso della formazione del governatore ligure nella trattativa, quindi, si era parlato della possibilità di assegnare ai centristi 13 collegi, con l’Udc sempre in carico a FI. Ma, con le due liste divise e l’Udc non più incorporata nelle liste di FI, sono saltati gli accordi.
Intanto, nella coalizione prosegue il dibattito sulla squadra dei ministri. Salvini insiste per individuare con anticipo almeno i titolari di Esteri (penserebbe a un ambasciatore), Giustizia, e Infrastrutture. E non andrebbe male neppure Cingolani.