Giorgia e la sindrome di Calimero, Conte le rinfaccia le sue bugie

Duro scambio di accuse con i 5 Stelle. Ma il fact-checking sulle sue affermazioni dell'ex premier parla chiaro

Giorgia e la sindrome di Calimero, Conte le rinfaccia le sue bugie

Ha un chiodo fisso Giorgia Meloni ed è il Movimento Cinque Stelle. Non è un caso che preferisca scontrarsi col Pd guidato da Elly Schlein, di cui ha buon gioco a far emergere le contraddizioni – dalla politica estera alle dinamiche di politica interna sul campo largo – che non con la forza politica guidata da Giuseppe Conte, molto più granitica e compatta dei dem.

Non è un caso che il governo Meloni abbia proceduto sin dall’inizio a smantellare tutte le battaglie e le conquiste del M5S, dal Superbonus fino al Reddito di cittadinanza passando per il decreto Dignità che arginava i contratti precari.

Le accuse di Meloni al M5S ma Conte smonta la sua propaganda punto per punto

E così a ogni occasione Meloni non manca di polemizzare con i Cinque Stelle. Ieri ha incominciato il corpo al corpo al Senato. Al termine delle repliche sulle sue comunicazioni a Palazzo Madama in vista del Consiglio europeo, Meloni ha riservato la sua ultima risposta all’intervento della senatrice pentastellata Dolores Bevilacqua.

“Guardi, il giorno che mi faccio spiegare che cosa ho detto da un esponente del M5S, mi dimetto”. A rimettere le cose al posto giusto è Conte alla Camera.

“Oggi, Meloni, ha detto una cosa interessante, ovvero che si dimetterà nel momento in cui un esponente del Movimento 5 stelle le spiegherà il senso delle sue parole. Ci provo. Quando lei ha detto sì alla natalità voleva dire il raddoppio delle tasse sui pannolini e sui prodotti per l’infanzia? Quando ha detto cancellazione delle accise voleva dire aumento delle accise, quando ha detto aiuti ai pensionati e stop alla legge Fornero voleva dire tagli alle rivalutazioni delle pensioni. Quando lei ha detto blocco navale intendeva dire il blocco dei treni. Quando lei ha detto di voler dare ampio spazio al merito intendeva dire ‘riconosceremo il merito solo ai familiari e ai nostri amichetti’”.

E ancora. “Quando lei diceva no al regionalismo intendeva dire a una riforma che rafforzi le regioni fino a spaccare l’Italia. Quando lei predicava la lotta alla mafia intendeva dire facciamo la guerra ai campioni dell’antimafia come De Raho e Scarpinato”.

Il fact-checking di Conte sulle bugie di Meloni è impietoso

Conte la incalza sulla sicurezza, sui migranti, sull’economia. “Noi vogliamo un governo con la schiena dritta che faccia pagare una tassa vera sugli extraprofitti. E non solo per le banche, ma anche per l’industria delle armi, per le imprese assicurative e quelle farmaceutiche…Non si distragga più con il Superbonus… La smetta con i buchi di bilancio che non esistono e si preoccupi dei soldi che sta distraendo dagli italiani onesti per finanziare 22 condoni…”.

E l’affondo: “Presidente Meloni, non ci venga a raccontare la favoletta dei complotti dei poteri forti, con il suo governo i poteri forti sono in luna di miele… si tolga il guscio di Calimero e la finisca con questo vittimismo… governi se ne è capace”.

Sostenere Raffaele Fitto come candidato a commissario Ue? No, grazie. “Presidente Meloni – insiste Conte – lei oggi ci chiede di appoggiare Fitto ma quando si trattava di Gentiloni diceva che era un inciucio. Fitto è il meglio del peggio e quindi è pessimo”.

Ma “vogliamo in Europa uno che dovrebbe sorvegliare l’attuazione dei Piani degli altri Paesi quando non è stato buono a sorvegliare l’attuazione del suo Pnrr?”.

Critica Meloni per aver sposato il rapporto Draghi che “stende tappeti rossi a un’economia di guerra”. Sulle guerre in Ucraina e in Medio Oriente la posizione del governo è “ipocrita e ambigua”. “Sono esplose guerre sempre più incontrollabili – ha detto Conte – ma lei ha usato la presidenza del G7 per assumere posizioni ambigue o ipocrite”.

“In Medio Oriente il tempo della retorica è finito da un pezzo. Fino a quando sarà complice del criminale di guerra Netanyahu? Lei ha detto che non chiuderà gli occhi sui crimini di guerra della Russia, ma su Gaza li ha chiusi tutti e due. Quelli russi sono crimini e quelli di Netanyahu a Gaza? Quali sono le sue concezioni? Lo sono solo ora che gli spari arrivano sull’ Unifil? Non le sono bastati 12 mesi di sistematico sterminio?”.

Dal Pd ad Avs, Meloni è accerchiata

Picchia duro anche Schlein. “Lei fa la forte con i deboli e la debole con i forti. Ha fatto un attacco da bulla a Sea Watch. La solidarietà non è un crimine. Lei alza la voce con Sea Watch e non con Netanyahu”.

“Siamo vicini al contingente di Unifil, – ha aggiunto – chi attacca l’Onu attacca il mondo. Le chiediamo, presidente, di unirsi all’embargo totale delle armi inviate a Israele. Non ci basta la sua risposta da funzionario ministeriale. Serve un immediato cessate il fuoco a Gaza e ora in Libano. E tocca fare – ha proseguito – una specifica: noi l’antisemitismo l’abbiamo sempre condannato al contrario della giovanile del suo partito”.

E su Fitto ricorda la contrarietà di Meloni a suo tempo verso Gentiloni. “Noi, che non siamo come voi, valuteremo le audizioni di tutti i candidati commissari, Fitto compreso. Non pensi di salire in cattedra, perché non avete niente da rivendicare in quest’Aula se non la vostra incoerenza, perché avete chiamato una piazza e avete votato contro Gentiloni”.

O quando “al benzinaio diceva che avreste tagliato le accise e oggi scopriamo che le accise le ha aumentate”. Schlein non intende lasciar correre. “Il Pd continuerà a inchiodarvi alle vostre responsabilità, scansando il fumo della propaganda ideologica di un governo che taglia la sanità, taglia il sociale, non ha un piano industriale, nega il salario minimo, aumenta la precarietà e la povertà, premia gli evasori e calpesta i diritti. State portando il Paese indietro ma noi vi fermeremo”.

 

Gli dà man forte Angelo Bonelli di Avs. “Lei, Meloni, deve delle scuse a Sea Watch. È l’Onu che dice che la guardia costiera tunisina è responsabile di torture e stupri ai danni di migranti non Sea Watch. È inutile che si mette le mani nei capelli. È l’Onu, a meno che non pensiate come Netanyahu che l’Onu non serve più a niente e vada messa al bando. Le faccio dono della relazione dell’Onu”, conclude Bonelli.

“Meloni ha fatto un lungo riferimento all’interesse nazionale attorno alla nomina di Fitto. Ma ha mal riposto l’attenzione su interesse nazionale non perché parla di Fitto, ma perché Fitto ha poco che a fare con questa vicenda: non sarebbe interesse nazionale introdurre il salario minimo, tassare gli extraprofitti, mettere un’imposta patrimoniale a livello europeo, pagare insegnanti e medici? Ma per fare questo servirebbe una underdog che non c’è più o forse non c’è mai stata”, dichiara Nicola Fratoianni di Avs.