Giorgetti getta la maschera: “Sarà una Manovra di sacrifici”

Il ministro leghista chiede il contributo di tutti e parla di tassare profitti e utili. Ma Freni frena: “Zero nuove imposte”

Giorgetti getta la maschera: “Sarà una Manovra di sacrifici”

Dopo averglielo rinfacciato partiti di opposizione e sindacati, ora lo ammette anche Giancarlo Giorgetti: “La Manovra richiederà sacrifici da tutti”, dice il ministro dell’Economia all’evento di Bloomberg Future of Finance Italy. Nessuna riedizione della tassa sugli extra-profitti delle banche ci sarà, tassa che il governo aveva messo lo scorso anno e che poi aveva praticamente azzerata. Ma verranno tassati “i profitti e i ricavi”.

“Sarà uno sforzo che l’intero Paese deve sostenere ovvero individui, ma anche società piccole, medie e grandi. E soprattutto la pubblica amministrazione che sarà chiamata a essere molto più performante e produttiva con spese inferiori”.

Si tratta di “andare a tassare i profitti a chi li ha fatti”, dice il numero uno di via XX Settembre.

E ancora: “Le aziende non fanno beneficenza, quindi i contributi volontari non esistono – spiega – esiste l’articolo 53 della Costituzione che prevede che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Siamo impegnati in un percorso particolarmente esigente di rientro”.

Ed ecco la verità: “Ci apprestiamo ad approvare una legge di bilancio in cui si chiederanno sacrifici a tutti. Ci sarà una chiamata di contribuzione per tutti, non solamente per le banche, ma ragionata e razionale. Andremo a tassare i giusti profitti, gli utili determinati in modo corretto”.

La frenata di Freni sull’ipotesi di nuove tasse

Con le banche anche il comparto della Difesa sarà chiamato a dare il suo contributo. Parole che hanno spaventato i mercati. Milano ha chiuso a -1,5%. Tanto che il sottosegretario al Mef, Federico Freni, si affretta a dire che “non c’è allo studio nessun aumento delle tasse per nessuno”.

Quando Giorgetti dice che “tutti dovranno contribuire” dice “una cosa scontata: tutti devono pagare le tasse”.

Intanto sono iniziate in Parlamento le audizioni sul Piano strutturale di bilancio. Se i sindacati non sono stati teneri non lo sono state neanche le imprese.

Dalle imprese ai sindacati, ombre e dubbi sul Piano strutturale di bilancio

“Occorre massima attenzione da parte di tutti i livelli di governo per la rapida ‘messa a terra’” del Pnrr. Senza la sua attuazione “sarà impossibile raggiungere i tassi di crescita indicati dal governo” nel Psb. Lo ha detto il vice presidente di Confindustria Angelo Camilli, citando gli ultimi dati Regis, rilevati il primo ottobre: “finora sono stati spesi solo 9 miliardi su 44 previsti nel 2024, cioè il 20% del totale; mentre per il 2025 e 2026 si dovranno spendere rispettivamente 58 e 48 miliardi”.

Sulle riforme, “Confindustria valuta positivamente la volontà del governo di impostare una strategia pluriennale che dia continuità alla spinta riformatrice avviata con il Pnrr. Una scelta lungimirante e che, proprio per questo, andrebbe corroborata con contenuti precisi; in diversi passaggi, invece, le indicazioni contenute nel Piano appaiono generiche e, su specifici punti, sollevano qualche valutazione critica”.

Con il Piano strutturale di bilancio si è scelta “la strada di un’austerità selettiva, scaricata – come sempre – sui soliti noti. Lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati – dopo aver subito un brutale impoverimento a causa di un’inflazione da profitti (lasciata sostanzialmente libera di consumarsi a loro danno) – continueranno a essere colpiti anche attraverso gli ulteriori tagli ad un welfare sempre meno pubblico e universalistico, in quello che un tempo si definiva ‘salario indiretto o sociale’”, ha detto Christian Ferrari della Cgil.

“Ravvisiamo che questo Piano di bilancio difficilmente porterà quella crescita di cui il Paese ha bisogno oggi. E’ un piano che sul lato della teoria è pieno di buone intenzioni, ma sulle risorse riscontriamo che risorse aggiuntive non ne vediamo”. E’ il giudizio espresso dalla Uil.