di Stefano Sansonetti
Magari non sarà Presidente del Consiglio (ieri l’ipotesi sembrava essersi leggermente raffreddata). Ma di sicuro il vicesegretario del Carroccio, Giancarlo Giorgetti, nella compagine governativa giallo-verde che va delineandosi avrà un ruolo di assoluto rilievo. Attualmente i bookmakers stanno ripuntando su un suo possibile coinvolgimento come ministro dell’Economia. Proprio per questo è interessante constatare quali sono le tracce del Giorgetti-pensiero lasciate di recente in Parlamento. Per esempio è lui il primo firmatario della prima mozione depositata alla Camera lo scorso 7 maggio, sostenuta da tutto il gruppo leghista. Nell’atto il rappresentante del Carroccio chiede di fatto la sospensione della grande riforma delle Bcc (banche di credito cooperativo) varata nel febbraio del 2016 dall’allora Governo Renzi.
Il quadro – In pratica, nell’intenzione di rafforzare patrimonialmente tante piccole realtà del credito italiane, la riforma in questione ha previsto che le 260 Bcc dovranno unirsi sotto il cappello di poche holding di controllo. Un percorso, ricordato da Giorgetti, che ha già individuato come poli aggreganti la romana Iccrea, la trentina Ccb (Cassa centrale banca) e in parte minore l’altoatesina Raiffeisen. Questo tracciato aggregante, però, per Giorgetti va fermato innanzitutto perché lede il principio della mutualità tipico delle Bcc. In secondo luogo perché, come peraltro già segnalato dall’Antitrust a proposito di Raiffaisen, le concentrazioni previste non faranno altro che produrre questioni di concorrenza. Infine ci sarebbe anche una questione di costituzionalità, in particolare di contrasto con l’articolo 41 della Carta fondamentale (libera iniziativa economica). Nel mirino c’è il passaggio della riforma che vieta la trasformazione in banca popolare alle Bcc escluse dal passaggio sotto il cappello delle super holding, imponendo loro la trasformazione in Spa.
Il punto – Per tutti questi motivi l’atto di Giorgetti si conclude chiedendo “la sospensione dei termini entro i quali dovranno essere costituiti i gruppi bancari cooperativi”. E visto che ora al Governo con ogni probabilità ci andrà lui, chissà che la questione non entri direttamente nella sua agenda. Ma Giorgetti, come aveva rivelato La Notizia del 7 marzo scorso, anche nella precedente legislatura aveva lasciato tracce del suo pensiero economico. In un intervento alla Camera del 10 marzo 2017, durante un dibattito seguito alla presentazione di una sua interpellanza urgente del 22 febbraio dello stesso anno, aveva chiesto che l’Agenzia delle Entrate si dotasse di “unità speciali” per intensificare la riscossione verso le grandi società esterovestite, ossia quelle che fittiziamente stabiliscono la loro sede all’estero. In un’altra interrogazione del 27 novembre del 2017 aveva chiesto che i piccoli comuni, in difficoltà con la gestione della tesoreria, potessero affidare il servizio senza procedere a una gara ad evidenza pubblica.