Liberati dopo due anni di prigionia nelle mani dei terroristi in Mali, padre Pierluigi Maccalli e Nicola Chiacchio sono tornati in Italia. Un’operazione riuscita sul suolo africano per la nostra intelligence ma che non è l’unico successo ottenuto dagli 007 italiani. In un anno sono stati infatti ben sette gli ostaggi che hanno potuto riabbracciare le loro famiglie, come sottolineato dal ministro degli esteri Luigi Di Maio, un segnale che le Agenzie di informazione e la Farnesina hanno messo a punto un sistema che sta funzionando bene e che sta girando a grande velocità.
IL CASO. In base alle prime indiscrezioni, la svolta che ha portato alla liberazione dei due ostaggi in Mali, a cui hanno lavorato in particolare l’Aise e la Dgse, l’intelligence maliana, è arrivata il 18 agosto, con la deposizione del presidente Ibrahim Boubaka Keita e l’insediamento della giunta militare capeggiata dal colonnello Goita. In quel momento è stato possibile coinvolgere nella trattativa influenti personalità locali, come l’ex deputato del resemblement Mohammed Ag Bibi, per pacificare la regione. Il cambio di strategia politica, che ha visto il coinvolgimento delle minoranze della regione del nord del Mali nel governo di transizione, ha inoltre dato rilievo e visibilità alle stesse minoranze.
Si è arrivati così prima alla liberazione di Soumalia Cisse, noto esponente dell’opposizione che per tre volte era arrivato secondo alle elezioni, e poi alla liberazione dei due italiani, padre Maccalli, rapito in Niger il 18 settembre del 2018, e Chiacchio, sequestrato in Mali il 4 febbraio del 2019, oltre che di un terzo ostaggio, la francese Sophie Petronin, rapita quattro anni fa. Ieri pomeriggio padre Maccalli e Chiacchio sono atterrati all’aeroporto di Ciampino, dove sono stati accolti dal premier Giuseppe Conte e dal ministro degli esteri Di Maio. I due ostaggi dovranno ora essere ascoltati dai pm di piazzale Clodio e dai carabinieri del Ros. Sul loro rapimento la Procura di Roma ha infatti aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato di sequestro con finalità di terrorismo. “Una bella giornata per l’Italia”, ha commentato il presidente del Consiglio. E sull’intera operazione ha espresso apprezzamento anche Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
IL QUADRO. L’operazione compiuta in Mali non è però isolata. Come ha fatto appunto notare lo stesso Di Maio, in un anno sono stati ben sette gli ostaggi italiani liberati da terroristi o organizzazioni criminali. “Continuiamo a lavorare giorno e notte e in queste ore stiamo concentrando gli sforzi per i nostri connazionali in Libia”, ha assicurato il titolare della Farnesina. Su quest’ultimo punto il ministro degli esteri ha poi precisato che sono stati attivati tutti i canali internazionali. “Stiamo lavorando in silenzio e con riserbo come richiesto in queste situazioni per raggiungere il miglior risultato”, ha aggiunto. “Quando le Istituzioni dello Stato lavorano con grande sinergia e dedizione l’Italia raggiunge sempre il suo obiettivo”, ha concluso Di Maio.
Sugli italiani bloccati in Libia interviene intanto la Confsal Pesca, sostenendo dopo il sequestro 37 giorni fa dei 18 pescatori ordinato dal generale Haftar, “colpevoli, a suo dire, di aver sconfinato durante una operazione di pesca in presunte acque libiche che però la comunità internazionale non riconosce come tali, oltre all’angoscia per i propri cari, queste 18 famiglie devono fare fronte alle gravi difficoltà economiche che stanno incontrando”.