Alle mafie piace giocare sporco. Ecco perché le scommesse on line sono lo strumento più efficace per riciclare il denaro frutto dei tanti traffici illeciti. Ne è convinto il professore Ranieri Razzante, presidente dell’Aira (Associazione italiana dei responsabili antiriciclaggio) e già consulente della Commissione parlamentare antimafia, che conosce molto bene il quadro allarmante descritto dall’inchiesta della Dna sulle infiltrazioni della criminalità nel mercato delle scommesse.
Il gioco d’azzardo è quindi la nuova frontiera delle mafie?
“In realtà non è nuovissima ma esiste da un pò, anche se negli ultimi anni c’è stato un incremento esponenziale di questo business”.
Perché, allora, tutto questo interesse?
“Perché nel gioco on line i clan hanno la possibilità di ampliare i rivoli di destinazione del denaro sporco proprio nel settore che più di altri si presenta pulviscolare dove i frazionamenti delle operazioni di riciclaggio sono più agevoli per la natura stessa dell’attività di gioco.Questo anche perché le agenzie di scommesse, soprattutto on line, sono infiniti. Mi spiego meglio. Se voglio riciclare 100mila euro posso fare centomila giocate da un euro e non sono facilmente rintracciabile. Invece se vado in banca non posso 100 conti correnti a nome mio. L’obiettivo delle mafie è smistare i proventi di attività illecite con le scommesse che sono invece legali”.
Il sistema gioca, infatti, proprio sul doppio livello lecito/illecito.
“Esattamente. Il gioco on line è legale. Ecco che, in questo caso, la grande bravura dei magistrati è stata quella di ricostruire tutte le giocate e notare che i volumi di gioco erano troppi rispetto al numero di persone presenti su quel territorio”.
Il gioco telematico sfugge al controllo più facilmente.
“Da consulente della Commissione antimafia ho più volte lanciato proprio questo allarme. In Italia abbiamo una delle normative antiriciclaggio tra le più stringenti. Le nostre piattaforme sono monitorate dai Monopoli di Stato. Però il problema reale esiste per quelle straniere. Sono necessarie maggiori direttive europee, cioè servono più regole anche negli altri Paesi. A volte i boss hanno aperto direttamente delle piattaforme all’estero nei luoghi in cui non esistono leggi contro il riciclaggio”.
Dal picciotto con la coppola e la lupara si passa quindi al picciotto telematico?
“è evidente il salto di qualità delle cosche, che hanno capito di aver bisogno di più professionalità in un settore molto tecnologico. In Italia si sono servite di prestanomi per eludere i controlli. Perché, lo ribadisco, noi siamo più avanti nell’applicazione della normativa antiriciclaggio nel settore del gioco on line. Però i clan sono furbi e usano piattaforme estere che a volte creano personalmente perché lì non sono rintracciabili facilmente. Infatti, in Europa mancano le regole del gioco”.