La vittoria di Alessandra Todde in Sardegna mi ha riaperto il cuore. Mi sono detta che forse non tutto è perduto in quest’Italia malmessa. Salvini al 3,7% è una goduria. Ma soprattutto mi fa felice la batosta della Meloni.
Isabella Curati
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Gentile lettrice, un po’ di pietà per Salvini: è un caso umano. Dopo il voto in Sardegna ha deciso di imbarcarsi come clandestino su un barcone diretto in Libia, dove spera di rifarsi una vita: un viaggio inverso profetizzato dal libro del Gen. Vannacci “Il mondo al contrario”. Scherzi a parte, Salvini è un puzzle sociologico: non s’era mai visto un leader di partito così fatuo, sconclusionato, imbarazzante. Non dimentichiamo che alle europee di cinque anni fa prese il 34% e oggi si misura col 3,7% e presto con altri disastri. Quanto alla Meloni, il mio primo pensiero nell’ascoltare la Todde subito dopo lo spoglio, è stato che abbiamo persone concrete, intelligenti e anche umili come lei, ma la politica nazionale è dettata da un’imbonitrice arrogante che promette mille euro con un click, il taglio delle accise, il blocco navale dell’Africa e tutte le fesserie con cui ha conquistato tanti voti e anche tanti pernacchi nel globo terraqueo. Il paragone con la Todde è stridente. Da una parte una donna con due lauree che ha lavorato come manager per molti anni in Usa, in Francia, in Spagna, in Uk, e dall’altra una signora che col suo diplomino di cameriera d’albergo si atteggia a statista. E la differenza non è solo di cultura: è di statura umana, intellettuale ed etica. Direi, parafrasando Andreotti, che anche una persona normale è un gigante in terra di pigmei.
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