Non si è sbilanciato sulla morte di David Rossi (leggi tutti gli articoli). Non ha detto se a suo avviso si è trattato di un suicidio o di un omicidio. Ma ha assicurato di essere dalla parte della vedova dell’ex capo della comunicazione del Monte dei Paschi di Siena, impegnata nella ricerca della verità. Questa la posizione ieri di Giuseppe Mussari (nella foto a dx di Rossi), ex presidente di Mps, condannato in primo grado per le operazioni in derivati che occultarono le perdite dell’affaire Antonveneta e audito ieri dalla Commissione parlamentare d’inchiesta presieduta dall’azzurro Pierantonio Zanettin, che sta cercando di fare piena luce su quanto realmente accaduto a Siena quel tragico 6 marzo 2013, quando il corpo senza vita di Rossi venne trovato senza vita sotto una finestra di Rocca Salimbeni.
Mussari ha detto di non avere “le carte” e dunque di non potersi sbilanciare sulla causa della morte di David Rossi
In quattro ore di audizione, in parte secretata, l’avvocato Mussari ha detto di non avere “le carte” e dunque di non potersi sbilanciare sulla causa della morte del capo della comunicazione di Mps, ma che ne parlerà in futuro. Sui sospetti legati alla mail del 4 marzo 2013, trovata nella casella di posta dell’amministratore delegato Fabrizio Viola, in cui in teoria Rossi avrebbe annunciato il suicidio (“Help stasera mi suicido sul serio, aiutatemi!!!”), ha poi detto: “Non collima con lo stile di David”. L’ex numero uno del Monte dei Paschi di Siena è andato poi sul piano più strettamente personale.
“C’era un rapporto fraterno con David – ha affermato – non si può rimanere indifferente a una moglie che si batte come Antonella, che chiede giustizia, chiarezza, un livello definitivo di consapevolezza. Io non posso che stare dalla loro parte pur ignorando le ragioni che le muovono. Ma ci sono, lì, per una scelta ontologica che prescinde dal dato formale e materiale, per essenza della mia natura in relazione al rapporto di amicizia che avevo con David che mi avrebbe immaginato lì: non posso stare da un’altra parte”. Con una promessa: “Poi quando avrò la forza e sarà il momento, con le carte, sarò felice di dire la mia opinione”.
Sui biglietti scritti e strappati trovati nel cestino dell’ufficio da cui precipitò la vittima e indirizzati alla moglie Antonella, Mussari ha aggiunto che quello “non era il suo modo di esprimersi, almeno per il David Rossi che io conoscevo”. Un’audizione in cui non sono mancati per l’avvocato momenti di commozione. “David aveva una cifra, uno stile, classe, era schivo, perfino scostante, era il più bravo”, ha detto. E ancora: “Per me era un fratello, un amico, l’unico a cui davo del tu in banca, un rapporto fraterno ma non in senso massonico”. L’ex presidente ha inoltre sostenuto che a Rossi non aveva mai confidato nulla dei problemi al centro delle indagini sulla banca, precisando che nel CdA andava “solo a parlare del suo settore” e che “si occupava di quali informazioni veicolare al pubblico”.
Più chiaramente: “Ritengo che David nulla sapesse delle operazioni. Era stato interrogato ma non credo avesse cose di chissà quale rilevanza da riferire”. Un rapporto stretto tra i due, che si interrompe però nel dicembre 2012, dopo gli auguri di Natale e con l’avvocato ormai lontano dal Monte dei Paschi di Siena. “La banca – ha concluso Mussari era nel ciclone, quella situazione interruppe i rapporti fra me e lui. Non è lecito, non è utile, non è prudente sentirsi perché scattano meccanismi di autodifesa. Io ero diventato il nemico numero uno e lui doveva gestire la comunicazione, che va sempre contro il nemico numero uno”.