Era il 16 ottobre quando il governo, per bocca del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha confermato il taglio del canone anche per il prossimo anno (da 90 a 70 euro).
Ma nel testo della legge di bilancio inviato alle Camere la conferma del taglio del canone Rai non c’è.
Il taglio, si apprende, potrebbe dunque essere inserito nel corso del percorso parlamentare.
Il canone Rai generava introiti per circa 1,9 miliardi di euro annui – spiega il Codacons – questo significa che, in caso di mancata proroga del taglio, le famiglie italiane a partire dal 2025 dovranno mettere in conto una maggiore spesa complessiva tra i 420 e i 430 milioni annui.
Le lacrime di coccodrillo del Cda Rai sui tagli previsti in Manovra
Intanto il Consiglio di amministrazione della Rai “ha espresso apprensione per i provvedimenti riguardanti il futuro dell’Azienda contenuti nel disegno di Legge della Manovra di Bilancio 2025 che – sia pure nell’ottica di un doveroso contenimento dei costi – rischierebbero di limitare l’autonomia del nostro Servizio Pubblico e di condizionarne le scelte e le attività con possibili impatti sull’occupazione, nonché sull’indotto”, spiega una nota di Viale Mazzini.
“Le ‘apprensioni’ del cda Rai sugli effetti della manovra sono lacrime di coccodrillo. La verità è che sono talmente appiattiti sulla maggioranza da non avere avuto il coraggio e la forza di far sentire la propria voce quando il governo stava costruendo una manovra che non investe nel futuro del servizio pubblico, che rende vane le tante promesse di assunzioni e stabilizzazioni e che, con lo stop al canone, graverà sui conti delle famiglie italiane”, dice il dem Stefano Graziano.