Ad appena pochi giorni dall’apertura della piattaforma informatica per raccogliere le firme on line per il referendum sull’Autonomia differenziata, i promotori festeggiano le oltre 200mila sottoscrizioni per il quesito. Una cifra che lascia intravedere come vicino e raggiungibile il traguardo delle 500mila firme entro il 30 settembre, come prevede la legge, e che spinge gli organizzatori a iniziare a lavorare anche alla mobilitazione in vista delle urne. E i partiti di opposizione che hanno promosso la raccolta firme non hanno dubbi: si tratta di un chiaro messaggio inviato al governo.
Boom di partecipazione contro l’Autonomia differenziata
“Un boom di partecipazione che testimonia la determinazione e l’opposizione dei cittadini a una legge che mina la coesione sociale e l’unità del Paese. Un segnale importante, un chiaro avviso al Governo che dice senza mezzi termini: l’Italia non si spacca, non resteremo a guardare inermi”, scrive sui social il leader del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte.
“Speravamo molto nella mobilitazione contro l’Autonomia differenziata ma in questa misura no. C’è una mobilitazione generale nel Paese che solo Meloni non vede”, dice il presidente dei senatori del Partito democratico, Francesco Boccia.
“Oltre 220mila firme online per il referendum contro l’Autonomia differenziata nel giro di pochi giorni, a cui vanno sommate le firme raccolte ai banchetti e negli altri posti dove è possibile firmare, è un risultato straordinario. Un esercizio di democrazia che è una salutare boccata d’aria. Le file ai banchetti e il risultato online dimostrano che avevamo ragione quando immaginavamo un fronte di resistenza molto ampio contro la legge Calderoli che spacca l’Italia”, dichiara il senatore Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro.
Il guanto di sfida della Lega ai referendari
La Lega si dice pronta a sfidare i referendari. “Non vedo l’ora che gli italiani si possano esprimere tutti, Veneto, Lombardia, Puglia Abruzzo perché autonomia significa dare servizi migliori ai cittadini tagliando gli sprechi”, dichiara il vicepremier leghista e ministro, Matteo Salvini.
“Diffidate da chi sta raccogliendo le firme perché sono quelli che hanno introdotto l’autonomia differenziata in Costituzione”, attacca il presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga.
Ma nonostante la sfida leghista, per la maggioranza e il governo l’Autonomia differenziata pone più di un problema. Come ha fatto emergere il presidente della Regione Calabria di Forza Italia, Roberto Occhiuto. Ma anche lo stesso vicepremier, ministro degli Esteri e leader degli azzurri, Antonio Tajani.
Il governo, in base alla legge Calderoli, non può sottrarsi dall’apertura delle trattative per le intese con le due Regioni che sono più avanti nell’iter, Veneto e Lombardia, per l’eventuale devoluzione delle funzioni che non richiedono i Lep, livelli essenziali delle prestazioni. Ma per Forza Italia e per Fratelli d’Italia c’è un primo problema di immagine: quello di passare come i partiti contrari all’unitarietà del Paese.
Se il ministro Roberto Calderoli vorrà premere l’acceleratore per le intese, spetterà alla premier Giorgia Meloni, sempre in base alla legge sull’Autonomia, dare il via libera o negarlo. Per il presidente della Regione Veneto Luca Zaia “chi è contro l’Autonomia differenziata è contro la nostra Carta, e chi non vuole cambiare è perché vuol restare in questa situazione”. Viene il dubbio che si riferisca più agli alleati di governo del suo partito che alle opposizioni.