La discussione generale nell’Aula del Senato sull’Autonomia differenziata è slittata a oggi. L’Assemblea, dopo questa, dovrà poi affrontare circa 400 emendamenti. Ma la Lega ha fretta di portarla a casa ed è disposta a tutto per superare l’ostruzionismo delle opposizioni. Gli strumenti parlamentari non mancano. Si va dalla “tagliola” alla “ghigliottina” fino al “canguro”. Ma vediamo di cosa si tratta.
Cosa sono la tagliola e la ghigliottina
La tagliola è la procedura parlamentare prevista dall’articolo 96 del regolamento del Senato. È quella che nell’ottobre del 2021 ha definitivamente affossato il ddl Zan, la legge contro l’omotransfobia che era già stata approvata alla Camera. In sostanza, prevede che, conclusa la discussione di un provvedimento, non si proceda all’esame degli articoli e al voto degli emendamenti, come da prassi. Una volta approvata, il disegno di legge si blocca perché a quel punto, fermandosi l’iter parlamentare, quella votazione corrisponde a una bocciatura del provvedimento. Si dovrà ripartire da zero presentando una nuova proposta di legge. Dovranno però passare almeno sei mesi prima che questa venga depositata.
La tagliola non va confusa con la cosiddetta ghigliottina, un’altra procedura parlamentare che impone un limite di tempo massimo alla discussione parlamentare, scaduto il quale si passa immediatamente alla votazione finale dell’intera legge (è l’articolo 78 comma 5 del regolamento di Palazzo Madama). La ghigliottina si usa per i decreti. Nonostante il regolamento della Camera non preveda esplicitamente la possibilità di ricorrere a questa pratica, la ghigliottina è stata usata due volte a Montecitorio.
I precedenti
A gennaio 2014 l’allora presidente della Camera Laura Boldrini decise di utilizzarla per il disegno di legge di conversione del decreto “Imu-Bankitalia”. A dicembre 2022 invece l’attuale presidente della Camera Lorenzo Fontana ha utilizzato questo strumento per approvare il decreto sui “rave party”. Il canguro consiste in una prassi già usata di votare gli emendamenti. Vengono raggruppati non solo quelli uguali, ma anche quelli di contenuto analogo: una volta approvato o bocciato il primo, decadono tutti gli altri.
Venne usata al Senato nel 2014 dall’allora presidente Pietro Grasso sulla riforma costituzionale di Renzi. La decisione di applicare il canguro dopo la bocciatura di un emendamento di Sel fece decadere altri 1.400 emendamenti ritenuti simili. Le opposizioni protestarono per il fatto che la norma cui faceva riferimento la giunta per il regolamento del Senato era contenuta soltanto nel regolamento della Camera (articolo 85) e che questo ne vietava l’uso nel caso di modifiche costituzionali. Grasso precisò che vi erano alcuni precedenti: la legge costituzionale sulla devolution del 2002 e la legge costituzionale del 2004 di riforma della Parte II della Costituzione (presidente Pera) e andando più indietro c’era il precedente che risaliva al presidente Mancino.