Tensione altissima in Medio Oriente. Oggi a Gerusalemme migliaia di palestinesi si sono radunati per protestare contro la decisione del presidente americano, Donald Trump, di spostare l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme. Una situazione tenuta sotto controllo dalla polizia. Non è filato tutto liscio, però, in Cisgiordania dove il bilancio si fa sempre più grave. Oltre 200 i feriti e un palestinese ucciso dai soldati israeliani al confine tra Israele e Gaza.
La decisione di Trump ha innescato la durissima risposta di Hamas che, già ieri, ha invocato la terza Intifada. Al tempo stesso Israele ha ordinato l’immediato rafforzamento di truppe in Cisgiordania. Anche l’Isis è tornato a farsi sentire con un video che invita a riportare il terrore su Israele. Nella giornata di oggi è stata convocata una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Domani, invece, si riunirà la Lega Araba.
“Facciamo appello per una nuova Intifada contro l’occupazione e contro il nemico sionista, ed agiamo di conseguenza”, questa la minaccia del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh. La decisione presa da Trump è stata condannata da molti esponenti della comunità internazionale con la Russia in testa. “La decisione non aiuta il processo di pace”, hanno commentato dal Cremlino facendo sapere che il presidente russo, Vladimir Putin, discuterà della situazione con il presidente turco, Recep Tayyp Erdogan, che ha già stuzzicato il capo della Casa Bianca: “Impossibile capire cosa voglia ottenere da questa decisione”, il primo commento di Erdogan, “Ehi Trump, cosa vuoi fare? Questa è una decisione che può infiammare l’intera regione”. Eppure il presidente israeliano, Benyamin Netanyahu, si è detto convinto che in molti seguiranno gli Usa: “Siamo in contatto con altri Paesi affinché esprimano un riconoscimento analogo e non ho alcun dubbio che quando l’ambasciata americana passerà a Gerusalemme, e forse anche prima, molte altre ambasciate si trasferiranno. È giunto il momento”.
Anche l’Unione europea ha marcato le distanze dalla decisione presa dagli Stati Uniti d’America. Il dissenso è stato espresso dall’Alto rappresentante della politica estera e di difesa dell’Ue, Federica Mogherini: “Per l’Unione Europea la soluzione è avere due Stati con Gerusalemme capitale di entrambi”. A rispondere alla Mogherini c’ha pensato immediatamente il ministero degli Esteri israeliano che si è detto perplesso sottolineando che affermare come Gerusalemme non sia la capitale d’Israele rappresenti la “negazione di un indiscutibile fatto storico”. L’attenzione risulta massima come testimonia la riunione fissata per lunedì 11 dicembre del Consiglio affari esteri dell’Ue (Cae)che discuterà degli ultimi sviluppi in Medio Oriente. Sul tavolo ci sarà anche il tema della difesa europea, le tensioni geopolitiche con la Corea del Nord, la situazione in Myanmar.