Geronimo La Russa, chi è: nominato nel Cda del teatro Piccolo

Geronimo La Russa è il figlio del politico Ignazio ed è stato nominato membro del Cda del teatro Piccolo di Milano.

Geronimo La Russa, chi è: nominato nel Cda del teatro Piccolo

Geronimo La Russa è stato nominato membro del Cda del Teatro Piccolo di Milano. Il figlio di Ignazio La Russa ha così suscitato diverse polemiche a seguito della nomina.

Geronimo La Russa, chi è

Geronimo La Russa, all’anagrafe Antonino Geronimo Giovanni Maria La Russa, è il figlio del politico Ignazio La Russa. Ha 43 anni ed è il più grande dei tre fratelli. Dopo gli studi liceali, ha conseguito la laurea in Giurisprudenza alla Luic e ha iniziato come tirocinante nello Studio Legale Libonati-Jaerger. Nel 2007 si iscrive all’Ordine degli Avvocati di Milano, mentre nel 2019 diventa avvocato cassazionista. Dal 2008 Geronimo gestisce lo studio di famiglia a Milano, lo Studio Legale La Russa. Nella sua carriera c’è spazio anche per la politica come il padre: nella città di Milano ha ricoperto la carica di consigliere ed attualmente è Presidente di ACI Italia. Si registra anche l’onorificenza come Cavaliere della Repubblica Italiana dal Presidente della Repubblica Mattarella. Sposato con Patrizia Silini, ha una figlia.

Nominato nel Cda del teatro Piccolo

Geronimo è stato nominato membro del consiglio d’amministrazione del Piccolo Teatro di Milano, da parte del ministro della cultura Gennaro Sangiuliano.

La sua nomina ha suscitato diverse polemiche come quella di Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Partito democratico in regione. “Trovo davvero difficile da giustificare”, commenta Majorino. “Sono convinto che, ora, si dirà che gode di grande esperienza manageriale o cose simili, ma fino a oggi si è contraddistinto più che altro per qualche polemica sollevata sulla qualità della vita della città e per una solida appartenenza famigliare”.

“Speriamo che quando la famiglia La Russa visiterà il teatro lasci a casa il busto di Mussolini. Lo dico in ragione della storia del Piccolo, alimentata e non poco dalla cultura della resistenza e della ricostruzione dopo la devastazione nazifascista”, conclude Majorino.