Prestiti da restituire, non sovvenzioni “a fondo perduto”. Non arretra di un millimetro il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, neo capofila di quei paesi rigoristi del nord che solo a sentir pronunciare l’associazione fra le parole “debito” e “condivisione” hanno un attacco di orticaria. E per contrastare la proposta franco-tedesca, annunciata due giorni fa, di un Recovery Fund da 500 miliardi finanziato da debito comune per salvare l’economia dell’Eurozona dalla più grave crisi degli ultimi decenni, Austria, Olanda, Danimarca e Svezia presenteranno a stretto giro un documento per controbilanciare l’asse Macron-Merkel e la loro “pazza idea” di mutualizzazione del debito. Sia mai che l’Europa si avvii finalmente sulla via della condivisione reale, oltre che a parole. “Vogliamo essere solidali con gli Stati che sono stati colpiti duramente dalla crisi, ma riteniamo che la strada giusta siano mutui e non contributi”, ribadisce Kurz.
Nei prossimi giorni – prosegue – presenteremo una proposta con una serie di idee. Siamo convinti che il rilancio dell’economia europea sia possibile, senza una comunitarizzazione dei debiti”. Il cancelliere si è detto addirittura stupito della proposta Merkel-Macron, probabilmente soprattutto dalla prima da cui non si aspettava una svolta così eclatante e sperava in una Germania “spietata”. “Legittimo che due grandi Stati facciano una proposta, la decisione però va presa da tutti gli Stati membri dell’Ue” argomenta l’austriaco. Condizione a cui ovviamente nessuno pensa di sfuggire, lo stesso commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni sa benissimo che “sarà complicato mettere d’accordo 27 paesi. E sarà il lavoro che verrà fatto nel Consiglio Europeo” ma puntualizza che “se ci rendiamo conto della gravità della situazione in cui si trova l’economia europea, credo che gradualmente la convergenza su obiettivi comuni sarà possibile”.
D’altra parte, afferma Gentiloni durante la videoconferenza stampa con il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis sulle raccomandazioni presentate ieri dall’esecutivo Ue ai Paesi membri: “In questi due mesi sono state prese decisioni che sei mesi fa nessuno avrebbe immaginato possibili. Sono convinto che saremo in grado di fare la stessa cosa con la proposta sul Recovery Instrument che la Commissione presenterà la settimana prossima”. E ancora: “(Questo strumento, ndr) non fornirà al semestre europeo denti per mordere, ma sicuramente una potenza di fuoco che sarà connessa di sicuro alle priorità individuate a livello Ue, abbiamo strumenti comuni e tentiamo di utilizzarli per priorità condivise”. Ma le raccomandazioni Ue di quest’anno mettono finalmente anche l’accento sulla lotta alla pianificazione fiscale aggressiva: il riferimento è chiaramente a quei Paesi – Olanda in testa – campioni di dumping fiscale e concorrenza sleale, che costano agli altri membri Ue, fra cui l’Italia, miliardi di mancate entrate.
Così Gentiloni: “Tutti i Paesi devono pagare la loro giusta quota. Alcune caratteristiche dei sistemi fiscali di alcuni Stati membri sono ancora utilizzate da società che si impegnano in una pianificazione fiscale aggressiva. Non ci può essere posto per tali pratiche in un’Europa di solidarietà ed equità”. In piena sintonia con quanto espresso in materia anche dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte: “C’è un problema di competizione tra ordinamenti. Un problema che ogni anno drena miliardi di euro alle casse dello Stato”. L’obiettivo, spiega il premier è quello di “rendere più attraente il nostro ordinamento giuridico. Occorre interrogarsi sul perché le aziende vadano all’estero, perché in Olanda c’è un diritto societario più favorevole”.