Un “Governo di responsabilità, che nasce in un contesto nuovo, creato dalla sconfitta al referendum delle riforme costituzionali”. Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha esordito così alla Camera, dove ha illustrato il discorso per la richiesta di fiducia al suo esecutivo. Nel corso dell’intervento ha messo in chiaro un aspetto: l’esecutivo non ha una scadenza. “Sulla durata del Governo vale la Costituzione: resta in carica fino a che ha la fiducia delle Camere”, ha precisato, in un’Aula senza i deputati del Movimento 5 Stelle. Sulla legge elettorale è giunta una conferma dei suoi orientamenti:”Il Governo non sarà l’attore protagonista. Spetta a voi (parlamentari, ndr) la responsabilità di trovare intese efficaci. Certo, il governo non starà alla finestra e cercherà di accompagnare e sollecitare il confronto. Una sollecitudine che non deriva da valutazioni legate alla durata dell’esecutivo, ma dalla consapevolezza istituzionale del bisogno di regole elettorali certe e pienamente applicabili con urgenza”.
In merito al programma, il premier ha messo in cima le questioni estere. “Avremo un’agenda di lavoro molto fitta: ci metteremo a lavoro soprattutto sul terreno internazionale, siamo pronti a collaborare con gli Stati Uniti, forti nella difesa dei nostri principi. L’impegno sarà particolarmente forte nell’Unione Europea, perché mi piace ricordare che l’Italia è tra i paesi fondatori dell’Ue”. Ma l’attenzione è stata anche spostata sulle tematiche più complesse per il Paese. “Affronteremo i problemi legati al nostro sistema bancario che è un sistema solido. Sappiamo tutti che ci sono dei casi specifici sui quali sta indagando la magistratura. Il governo è pronto a intervenire per garantire la stabilità degli istituti e i risparmi dei cittadini”.
Sull’economia Gentiloni ha indicato alcune correzioni di rotta rispetto a Matteo Renzi: “Vorrei aggiungere all’agenda delle nostre priorità due grandi questioni su cui a mio avviso non abbiamo dato risposte pienamente sufficienti”, riferendosi alla “parte disagiata della nostra classe media, sia nel lavoro dipendente che sulle partite iva. Deve essere al centro dei nostri sforzi per far ripartire l’economia. E poi dobbiamo fare molto di più sul mezzogiorno. La decisione di un ministero che si occupi della coesione territoriale e del sud, non deve far pensare a vecchie logiche del passato. Al contrario: abbiamo fatto molte cose per il meridione, ma credo sia insufficiente la consapevolezza che da lì può venire la spinta più forte alla nostra economia”.