Le bacchettate al governo italiano non mancano mai. Il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, non risparmia qualche stoccata all’esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Dal Patto di stabilità al Pnrr, con particolare attenzione dedicata proprio al Piano nazionale di ripresa e resilienza e anche alla norma riguardante le associazioni pro-vita nei consultori.
Intervistato da SkyTg24, Gentiloni sottolinea da subito la questione dei fondi del Pnrr e delle tempistiche concordate tra Italia e Commissione. Finora il governo è in linea con i target fissati da Bruxelles, ma “resta la difficoltà” di compiere le riforme, su cui la situazione sembra più complicata.
I richiami di Gentiloni sul Pnrr
Il Piano di ripresa e resilienza è uno dei temi su cui maggiormente si concentra il commissario europeo. In primis, Gentiloni sottolinea come sia “difficilmente realizzabile” la richiesta di rinviare la scadenza dei fondi Ue oltre il 2026. Un riferimento a questa ipotesi è stato fatto proprio dal ministro dell’Economia italiano, Giancarlo Giorgetti, oltre che da Polonia e Portogallo. Per Gentiloni sarà la prossima Commissione a decidere “nei limiti in cui ciò sarà giuridicamente possibile, ma sarebbe un errore dare un segnale come questo”.
Dopo le perplessità, arrivano anche le critiche dirette all’operato del governo italiano in tema di Pnrr, con riferimento all’ultimo decreto approvato sul tema in Italia. Parlando dell’inserimento nel Pnrr delle spese per i centri d’accoglienza per i migranti in Albania e della presenza delle associazioni pro-vita nei consultori, il commissario ricorda come a Bruxelles sia già stato “chiarito che queste misure ed emendamenti non avevano nulla a che fare con il Pnrr”. L’Ue, in questi casi, comunque si “limita a dire che sono cose che non ci azzeccano con il Pnrr” e non si spinge oltre, pur sottolineando che “politica dell’Ue è a favore della libertà della scelta delle donne”.
La procedura d’infrazione
Altro tema centrale è quello del nuovo Patto di stabilità: Gentiloni sembra sorpreso da come sia andata la discussione in Italia sul tema, probabilmente anche per le diverse posizioni assunte dal governo italiano e dai partiti che compongono la maggioranza nel nostro Paese e che non hanno poi sostenuto la riforma al Parlamento europeo. Per il commissario all’Economia queste nuove regole “sono migliori delle precedenti e, se si fa politica in Italia, se si governa o si vuole governare, non si può negare il punto che bisogna ridurre il livello di debito”.
Con le nuove regole, comunque, lo spettro della procedura d’infrazione per disavanzo è sempre più vicina e non solo per un paio di Paesi Ue, “ma molti di più”, spiega Gentiloni. D’altronde “è noto che con la pandemia e la guerra in Ucraina c’è stata un’impennata della spesa pubblica”. Per le procedure, in ogni caso, bisognerà attendere: la decisione non arriverà di certo prima delle europee e probabilmente viene tutto rinviato a “fine giugno grosso modo”. Quando inizierà la discussione che andrà avanti in linea di massima fino a ottobre per definire il meccanismo di rientro con i singoli Stati. Sicuramente sarà “complicato” portare avanti questa discussione in questo momento “in cui c’è un cambio del ciclo istituzionale”, ma nei prossimi mesi il percorso a 4-7 anni dovrà essere definito. La traiettoria di ogni singolo Stato membro verrà quindi definita “entro la fine del mese di ottobre”.
Infine, non manca un riferimento alla situazione economica complessiva dell’Ue: per Gentiloni “si potrebbe avere un certo ottimismo”, confermando le previsioni di un’accelerazione nella seconda metà di quest’anno e poi nel 2025: “Tutti gli elementi stanno andando in questa direzione”. Ma su questo scenario grava “una zavorra”, ovvero l’incertezza geopolitica, a partire dalle guerre in Ucraina e Medio Oriente. Che restano l’incognita principale per la ripresa europea.