L’unico motivo di conforto nel massacro di Gaza è che l’America stia moderando Israele. E infatti ha già ottenuto di ritardare l’attacco via terra alla Striscia.
Mario Gubbi
Via email
Gentile lettore, mi spiace deluderla, ma al governo americano non importa un fico secco della crisi umanitaria di Gaza. Se gli importasse qualcosa, Washington non avrebbe posto il veto alla risoluzione russa all’Onu che chiedeva una tregua (il motivo accampato dall’America è stato che il testo non conteneva una condanna di Hamas) e poi il veto anche alla risoluzione brasiliana, appoggiata da tutti i Paesi arabi, che chiedeva ugualmente una tregua e nel contempo condannava Hamas nei termini più duri. Purtroppo il vero motivo per cui Washington ha imposto a Israele di ritardare l’attacco di terra è militare. È probabile che, all’invasione di Gaza, l’Iran entri in guerra e, in tal caso, bloccherebbe lo stretto di Hormuz, per il quale passa un quarto della produzione mondiale di greggio e il 40% del petrolio destinato all’Europa. Per parare il colpo, gli Usa stanno spostando una portaerei dal Mediterraneo al Golfo Persico e hanno bisogno di alcuni giorni per compiere il viaggio. Il motivo del ritardo dell’attacco a Gaza è questo e solo questo. Aggiungo che anche con la flotta americana in zona, non sarà facile evitare il blocco di Hormuz, che è una strozzatura larga appena 30 km tra la costa dell’Iran e quella degli Emirati e dell’Oman. Pur appoggiata dalle basi aeree Usa in zona, la flotta potrebbe essere seriamente scompaginata da centinaia di missili iraniani. Ma l’America, come al solito, non esita ad appiccare incendi.
Inviate le vostre lettere a: La Notizia – 00195 Roma, via Costantino Morin 34 redazione@lanotiziagiornale.it