Gaza, Netanyahu vuole riprendere la guerra e Hamas lo mette alle strette: “Pronti a liberare tutti gli ostaggi nella fase 2 del cessate il fuoco, se l’accordo salterà sarà colpa di Israele”

Gaza, Bibi vuole tornare in guerra e Hamas lo sbugiarda: "Pronti a liberare tutti gli ostaggi, se la tregua salta sarà colpa di Israele"

Gaza, Netanyahu vuole riprendere la guerra e Hamas lo mette alle strette: “Pronti a liberare tutti gli ostaggi nella fase 2 del cessate il fuoco, se l’accordo salterà sarà colpa di Israele”

Davanti allo stallo nei negoziati per definire modalità e contenuti della fase 2 del cessate il fuoco a Gaza, Hamas prova a mettere pressione su Benjamin Netanyahu, che appare sempre più intenzionato a riprendere le ostilità.

Il gruppo terroristico palestinese, ben consapevole delle proteste sempre più diffuse dei familiari degli ostaggi israeliani contro il governo di Tel Aviv, si è detto disponibile a rilasciare tutti i prigionieri rimasti esclusi dal primo step della fragile tregua. Lo ha dichiarato ad Al Jazeera il portavoce di Hamas, Hazem Qasym, specificando che il movimento sarebbe pronto a liberarli “in un’unica soluzione”, in cambio di un cessate il fuoco permanente e del ritiro completo delle truppe israeliane dalla Striscia.

Hamas ha inoltre affermato di essere “più che pronto a negoziare la seconda e la terza fase dell’accordo”, che – secondo i media israeliani – potrebbe essere avviata con l’arrivo in Israele di Steven Witkoff, inviato dell’amministrazione statunitense di Donald Trump, per colloqui con Netanyahu sul futuro di Gaza.

La strategia di Hamas per salvarsi a Gaza e fare pressioni su Netanyahu

Appare chiaro che Hamas, con questa mossa, punta sia a dimostrare la propria disponibilità al dialogo, sia a scaricare su Netanyahu ogni responsabilità in caso di ripresa dei combattimenti. Quel che è certo è che il gruppo palestinese non sembra intenzionato ad arrendersi: lo stesso Qasym ha infatti respinto – definendola “inaccettabile” – la condizione posta da Israele di rimuovere i miliziani e demilitarizzare l’intera Striscia.

Secondo il portavoce di Hamas, tali richieste rientrerebbero in “una ridicola guerra psicologica” orchestrata da Netanyahu. Qasym ha inoltre ribadito che “qualsiasi accordo sul futuro di Gaza dovrà avvenire tramite consenso nazionale”, una posizione su cui il premier israeliano non sembra disposto a trattare, anche per non scontentare l’estrema destra israeliana, che minaccia di far cadere il suo governo in caso di un ulteriore “accordo disastroso”.

Un segnale chiaro delle intenzioni di Netanyahu è la decisione di modificare la squadra negoziale, affidando la guida delle trattative al suo fedelissimo Ron Dermer, ministro degli Affari strategici israeliano. Del resto, i media di Tel Aviv sottolineano come il team di negoziatori finora incaricato – composto dal capo del Mossad David Barnea, dal capo dello Shin Bet Ronen Bar e dall’ufficiale delle Forze di difesa israeliane (IDF) Nitzan Alon – abbia avuto più volte contrasti con Netanyahu, il quale si è a lungo opposto alla prima fase del cessate il fuoco.

Il Medio Oriente si infiamma: raid in Siria e tensione con l’Iran

Mentre la situazione a Gaza resta in bilico, il Medio Oriente torna a infiammarsi. In Siria, l’aviazione israeliana ha lanciato diversi raid aerei, colpendo e distruggendo depositi di armi e veicoli del deposto regime di Bashar al-Assad. L’operazione, fortemente criticata dalla comunità araba, si è svolta a circa 20 chilometri dal confine con Israele e ha portato alla distruzione di diversi carri armati siriani.

Ancor più preoccupante è la crescente tensione con l’Iran della Guida Suprema Ali Khamenei. Da giorni, USA e Israele minacciano di colpire le infrastrutture militari e nucleari di Teheran. A queste dichiarazioni ha risposto il comandante della forza aerospaziale delle Guardie Rivoluzionarie, Amirali Hajizadeh, avvertendo che “l’Iran lancerà sicuramente un terzo round dell’operazione True Promise, con attacchi missilistici e droni contro Israele”.

A rincarare la dose è stato anche il comandante delle forze di terra dell’esercito iraniano, Kumars Heidari, che ha ribadito la preparazione militare di Teheran e il suo impegno nella resistenza contro le forze ostili. Ha inoltre lanciato un avvertimento diretto: “La distruzione di Israele è imminente. Le nostre dita sono pronte sul grilletto e questa volta gli Stati Uniti non potranno fare nulla per fermarci”.