Dopo un anno di guerra nella Striscia di Gaza, conflitto che da quasi un mese si è esteso anche al Libano e con l’incognita di cosa accadrà quando Israele porterà a termine la rappresaglia contro l’Iran, la pace in Medio Oriente sembra allontanarsi sempre di più. Neanche nel giorno del primo anniversario della strage ordita dai terroristi di Hamas, in cui persero la vita 1400 israeliani, sono mancati attacchi e contrattacchi da parte dei miliziani palestinesi e libanesi di Hezbollah.
Gaza, Libano e presto l’Iran. Netanyahu allontana la pace e cerca di estendere il conflitto
Che il conflitto sia destinato a durare a lungo lo ha lasciato intendere per l’ennesima volta il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, affermando: “Siamo profondamente impegnati a continuare a prendere tutte le misure necessarie per sconfiggere i nostri nemici e difendere la nostra Patria”. Una crociata contro il terrorismo, come viene definito il conflitto dalle autorità di Tel Aviv, per la quale il presidente israeliano, Isaac Herzog, in un messaggio trasmesso durante la commemorazione della strage di Hamas del 7 ottobre presso la sinagoga di Roma, ha ringraziato “tutti per essere qui oggi mentre commemoriamo un anno da quando la terra ha tremato. Un anno da quando le nostre donne, i nostri bambini, i nostri anziani sono stati braccati nei loro letti, bruciati vivi, decapitati, violentati, rapiti e fucilati”.
Il presidente israeliano ha poi aggiunto: “Noi in Israele siamo estremamente grati ai tanti leader coraggiosi, alleati e amici che si sono schierati con noi con grande chiarezza morale e visione, resistendo alla minaccia iraniana e proteggendo la sicurezza del popolo israeliano e i valori della vita e della libertà”. Ha quindi concluso il suo intervento ammonendo coloro che, in Occidente, manifestano dubbi verso l’operazione militare di Tel Aviv: “Rivolgersi contro Israele, un Paese democratico e in prima linea nella battaglia contro il terrorismo radicale, è un danno non solo alla giustizia, ma anche alla sicurezza e alla stabilità di base del mondo. La comunità internazionale deve vedere attraverso questa grossolana manipolazione e schierarsi inequivocabilmente con Israele”.
Tra chi non la pensa così, spicca il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, secondo cui Israele “prima o poi pagherà il prezzo di questo genocidio che dura da un anno”. Erdogan ha inoltre aggiunto che nella guerra “a Gaza, in Palestina, in Libano non stanno morendo solo donne, bambini, neonati, civili innocenti: è tutta l’umanità che da un anno viene assassinata in diretta davanti agli occhi del mondo”. “Proprio come Hitler venne fermato dalla comune alleanza dell’umanità, Netanyahu e la sua rete di assassini saranno fermati allo stesso modo”, ha concluso il leader di Ankara, spiegando che la Turchia continuerà “a opporsi al governo israeliano, qualunque sia il costo”.
Da Gaza all’Iran soffiano venti di guerra
In Medio Oriente continuano a soffiare i venti di guerra. Se da un lato il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, continua a dire che la guerra andrà avanti e che presto anche l’Iran avrà “la dura risposta che si è meritato”, dall’altro Hamas e Hezbollah non sembrano intenzionati a chiudere le ostilità. Entrambi, infatti, hanno dichiarato all’unisono che continueranno “a combattere contro l’aggressione” di Israele, descritto come “un’entità cancerosa che deve essere eliminata”. Parole a cui hanno fatto seguito i fatti: Hamas ha lanciato quattro missili verso Tel Aviv, fortunatamente senza causare danni o feriti, mentre Hezbollah ha colpito Haifa, la terza città d’Israele, causando almeno undici feriti. Un attacco che ha perforato il sistema di difesa antiaerea dello Stato ebraico, mettendo in imbarazzo l’esercito israeliano, che ha annunciato un’indagine per capire cosa non abbia funzionato.
Dal canto suo, l’aviazione israeliana ha risposto con durezza, colpendo sia Beirut, in Libano, con un raid in cui hanno perso la vita almeno dodici persone e che avrebbe preso di mira uno dei centri operativi di Hezbollah, sia il campo profughi di Bureij, nella parte centrale della Striscia di Gaza, dove almeno tre persone sono rimaste uccise. Secondo la Mezzaluna Rossa palestinese, l’attacco avrebbe preso di mira civili inermi, mentre l’esercito israeliano ha affermato di aver distrutto alcuni “lanciatori” di missili di Hamas. Inoltre, in un altro raid, è stato colpito l’ospedale di al-Aqsa, a Deir al-Balah, che, sempre secondo l’esercito di Tel Aviv, sarebbe stato trasformato in un centro di comando dei terroristi palestinesi.
Alta tensione con Teheran
Come se non bastasse, di ora in ora si avvicina l’annunciata rappresaglia di Netanyahu contro l’Iran. I preparativi sembrano ormai in dirittura d’arrivo, e il raid potrebbe avvenire da un momento all’altro. A confermarlo è la recente riunione tra il comandante del Comando Centrale degli Stati Uniti (Centcom), il generale Michael Kurilla, il capo di stato maggiore israeliano, il generale Herzi Halevi, e altri comandanti per effettuare “una valutazione della situazione” e discutere i possibili obiettivi a Teheran e dintorni. Proprio il precipitare della situazione ha spinto la Guida Suprema dell’Iran, Ali Khamenei, a lanciare nuove minacce, avvertendo Netanyahu che “se attaccati, ridurremo Tel Aviv in cenere”.